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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Calabresi, isolato, continuò a svolgere il suo lavoro fino in fondo"

La cerimonionia della commemorazione dell'attentato, a 46 anni di distanza, in questura a Milano

La questura di via Fatebenefratelli ha ospitato la cerimonia del 46esimo anniversario dell'omicidio di Luigi Calabresi, commissario capo della polizia, ucciso a Milano nei pressi della sua abitazione il 17 maggio 1972 da un commando di terroristi rossi. La commemorazione si è svolta alla presenza di Franco Gabrielli, capo della polizia, Marcello Cardona, questore di Milano, Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, Anna Scavuzzo, vice sindaco di Milano, i familiari di Calabresi e le autorità civili e militari. 

Anniversario di Calabresi in questura - 2018 (Guarino/MT)

L'introduzione della commemorazione è stata effettuata da Cardona e da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera. La cerimonia è iniziata alle 10 meno un quarto con la deposizione di una corona di fiori alla lapide in ricordo dei caduti della polizia, a cura di Anpi. Poi le corone d'alloro al busto di Calabresi e presso la lapide esterna alla questura, a ricordo della strage del 17 maggio 1973.

Servitore dello Stato

"Dalla morte di Calabresi ho ricevuto un monito e due insegnamenti", ha detto Gabrielli. "Il monito è che la solitudine è la condizione peggiore che possa vivere un servitore dello Stato. Quando un servitore dello Stato avverte la solitudine muore prima ancora che una mano omicida ponga fine alla sua vita. La credibilità delle forze dell ordine di oggi affonda le sue radici da chi prima di noi ci ha indicato una strada e come percorrerla".

Video: Milano ricorda Calabresi

"L'nsegnamento di Luigi calabresi - ha continuato Gabrielli - è quello di chi pur sentendosi isolato continua a svolgere il suo dovere fino in fondo con estremo sacrificio fino all ultimo giorno quando degli assassini gli hanno tolto la vita. L'altro insegnamento arriva dalla dignità della signora Gemma e dei suoi figli perché dall omicidio è iniziata un'altra vita fatta anche di ulteriori processi sommari e insulti ai quali la famiglia Calabresi ha risposto con estrema dignità e compostezza". E ha concluso: "In quella che è stata una guerra civile c'erano persone che stavano dalla parte delle leggi e della giustizia e chi stava dall'altra parte, tra cui non solo chi ha preso in mano le armi ma anche chi quelle mani ha armato".

Attentato a Calabresi

Classe 1937, Calabresi era incaricato di sorvegliare la sinistra extraparlamentare e si trovò coinvolto nelle indagini immediatamente successive alla strage di piazza Fontana, del 12 dicembre 1969. Condusse l'interrogatorio a Giuseppe Pinelli, anarchico con cui aveva anche un rapporto di reciproca stima e conoscenza. Pinelli, come è noto, trovò la morte precipitando nel cortile interno della questura. Che diffuse la versione del suicidio, sostenuta anche dagli inquirenti. L'area antagonista e anche non pochi intellettuali interpretarono invece il fatto come un omicidio e indicarono in Calabresi il responsabile.

L'inchiesta si concluse con l'assoluzione di Calabresi. Negli anni '80 Leonardo Marino, ex militante di Lotta Continua, confessò l'esecuzione materiale dell'attentato insieme a Ovidio Bompressi e indicò in Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri (ai vertici di Lc) i mandanti. I quattro furono condannati.

Strage

Il 17 maggio 1973, durante la prima commemorazione dell'attentato a Calabresi, l'anarchico Gianfranco Bertoli lanciò una bomba a mano contro la gente riunita in questura. L'esito fu di quattro morti e cinquantadue feriti. Bertoli venne subito catturato e sarà condannato in via definitiva all'ergastolo.

Rimase il dubbio su chi avesse "armato" Bertoli. Una successiva inchiesta finì con l'assoluzione di alcuni membri di Ordine Nuovo (gruppo neofascista) e di un ex colonnello dell'Esercito, ma i giudici, pur non ravvisando prove certe della colpevolezza delle persone, ritennero accertata la matrice ordinovista della strage. Più recentemente emerse un possibile collegamento tra Bertoli e i servizi segreti, dei quali era stato un informatore almeno fino al 1960.

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