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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Brumotti che si fa menare non renderà Milano migliore

Opinioni - Un tempo nei suoi servizi lo stuntman pungolava le amministrazioni a ridare vita, con intervenuti urbanistici, a luoghi abbandonati. Ed è così che si soffoca la criminalità. Prendere randellate dai pusher di bassa tacca per qualche punto di share, invece, è solo show

A bombazza 100% Brumotti arriva con cameraman al seguito. Un complice finge di essere interessato all'acquisto di droga. Una volta completato l'affare, si palesa con la sua bicicletta, e inizia la ramanzina pubblica. I casi sono due: o lo spacciatore se la dà a gambe levate, nel più classico dello stile Striscia truffe sventate, o va a chiamare rinforzi. E qui arriva la gragnola di pietre, bottiglie; qualche volta pugni e randellate, con Brumotti che ci rimette denti o setto nasale. 

È un serial. Il copione si ripete sempre uguale. Cercate 'brumotti picchiato' su Google: è quasi un genere televisivo a sè dal numero di risultati. Il campione di bike trial, caschetto e giubbino antiproiettile, gira un po' in tutt'Italia, ma Milano è uno sfondo che ricorre con costanza: qui, qui, oppure qui. Ogni suo servizio viene ripreso dai giornali (noi compresi), si gonfia il caso e il tutto lascia una scia di indignazione spicciola, solidarietà nei suoi confronti dopo esserne uscito malconcio, odio per il pusher. E un finale sotteso per lo spettatore: voglia di vedere il prossimo episodio.

Questo è il punto. Brumotti, come scrive magistralmente Leonardo Bianchi su Vice, non è un poliziotto, non è un reporter, non è un embedded di guerra. È un intrattenitore. Non scova pezzi grossi di camorra o 'ndrangheta e soprattutto non scoperchia nuove piazze di spaccio. Sono sempre luoghi di criminalità arcinoti, o periferie degradate. Il riflettore, nello spazio dell'access prime time, illumina il pesce piccolo, il delinquentello di strada che verrà sostituito in un nanosecondo nel periodo dell'obbligo di firma. Una gognetta mediatica di pochi minuti. Già dimenticata 24 ore dopo.

Brumotti è un bravissimo showman. Non c'è niente di male in questo. Ma ancora oggi, dopo mesi delle sue incursioni, sembra non essere chiaro ai più. Ha autori che gli scrivono i testi, e la scaletta è preparata affinchè alla sua azione corrisponda una reazione: questa reazione, tanto più è violenta, è share e quindi più introiti pubblicitari. Come i suoi mirabolanti numeri d'equilibrio in bicicletta, i suoi servizi a Striscia sono una cosa semplice: spettacolo. Suscitano emozione ma non risolvono niente. In Centrale si trova hashish come prima, così come in Sant'Eusebio a Cinisello. Dovrebbe comparire ogni santo giorno, troupe al seguito, per anni. Sì allora che darebbe fastidio vero. Ma questo, naturalmente, non è compatibile con la stagionalità televisiva.

Eradicare criminalità in modo risolutivo è un lavoro difficile, esteso, complesso che richiede visione e programmazione. E abbraccia un enorme sforzo nel lungo periodo di forze dell'ordine, amministrazioni, istituzioni e comitati civici. A volte porta a vicoli ciechi, altre volte a risultati sorprendenti in pochissimo tempo. Per esempio, anche se in passato c'erano studi contrastanti, ormai sembra assodato che il semplicissimo aumento di illuminazione pubblica non solo aumenti la percezione di sicurezza, ma abbassi realmente il tasso di crimini in percentuali superiori al 30%. Tessuti urbani puliti, gradevoli e ben curati strozzano alla lunga qualsiasi refolo di delinquenza. L'urbanistica tattica di NoLo, per esempio, va con coraggio in questa direzione. Vi ricordate le Varesine com'erano e come sono? In fondo, agli inizi della sua collaborazione con il programma di Ricci, era proprio quello che faceva Brumotti: nei suoi servizi pungolava le amministrazioni al recupero luoghi abbandonati, ma potenzialmente bellissimi, da restituire ai cittadini. Rischiava di rompersi l'osso del collo, sì, ma solo con la bicicletta. E costringeva, sul serio, a pensare a un'idea di città diversa, senza palazzoni fatiscenti e decrepiti con le guardiole supermarket di coca. 

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