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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Stop della Cassazione alla cannabis light, alcuni negozi chiudono

Tra i negozi che si prendono una pausa quello di J Ax. Ma per il Consorzio Tutela Canapa non cambia niente: "Efficacia drogante non c'è sotto i limiti già previsti"

C'è anche il negozio di J-Ax in via Bertini tra quelli che, dopo la sentenza della Cassazione, hanno deciso momentaneamente di tenere abbassate le serrande, in attesa che si faccia chiarezza sulla vendita di cannabis light in Italia. Come è noto, la Cassazione ha stabilito che non è consentita in Italia la vendita di fiori, foglie, olio e resina di questa pianta, a meno che non sia priva di efficacia drogante.

Una formula in realtà non chiara, che comunque non vieta tanti altri prodotti a base di cannabis già in vendita nei negozi come creme, shampoo, saponi e anche vari generi alimentari (biscotti) o vestiti di canapa. Tutti prodotti per i quali, con assoluta certezza, la vendita è ancora consentita.

J-Ax e i suoi soci (il fratello e Takagi) hanno preferito la prudenza, lasciando sulla saracinesca un avviso in cui scrivono che, per il momento, scelgono di astenersi dalla vendita "per evitare indebite speculazioni". Altri negozi hanno scelto la stessa strada, ma altri ancora sono regolarmente aperti, confidando sia sul fatto che diversi prodotti (come detto) non vengono affatto toccati dalla sentenza della Cassazione, sia sul concetto di prodotto "privo di efficacia drogante", confidando sulla percentuale di Thc che, come noto, per essere finora considerata legale doveva essere al massimo dello 0,2% con tolleranza fino allo 0,6%.

Efficacia drogante, il consorzio: "Non cambia niente"

Saranno le motivazioni della sentenza, che verranno depositate tra parecchi giorni, a chiarire effettivamente la natura del divieto della Cassazione, anche se in astratto da subito le forze dell'ordine potranno sequestrare fiori, foglie, oli e resine denunciando i venditori. L'efficacia drogante è però di per sé un concetto soggettivo, che varia a seconda della corporatura di una persona e di altre caratteristiche. Rispetto a un limite fissato in maniera comunque aleatoria ma almeno misurabile (il già citato 0,2% tollerato fino allo 0,6%), un'espressione generica darà adito a interpretazioni e a ricorsi. 

Secondo il Consorzio di Tutela della Canapa, in realtà, la questione dell'efficacia drogante è stata proprio risolta a priori nel limite anzidetto: pertanto non cambierebbe assolutamente niente. Il giro d'affari nazionale è di 150 milioni di euro all'anno, con 4 mila ettari coltivati a canapa da poco meno di 2 mila aziende agricole. In Lombardia gli ettari coltivati a canapa sono più di 160 con un aumento del 600% dal 2014 (quando erano 23 ettari) al 2018 (stima della Coldiretti regionale). 

"La canapa - ricorda Coldiretti - è una pianta versatile dai molteplici utilizzi che spaziano dalla bioedilizia all’alimentare, tanto che tra gli operatori del settore viene considerata un vero e proprio “maiale vegetale”, dato che non si butta via nulla. In Lombardia oltre alla coltivazione per scopi industriali, si registrano esperienze innovative che riguardano il cibo con esempi di imprenditori agricoli che producono cracker, birra, olio per cucinare e tisane".

Si tratta di un ritorno ad una coltivazione che, fino agli anni '40, faceva dell'Italia il secondo maggior produttore mondiale dopo l'Unione Sovietica. Risale al 1961 una convenzione internazionale sulle sostanze stupefacenti, sottoscritta anche dall'Italia, per la quale la canapa avrebbe dovuto scomparire entro 25 anni. 

Reazioni politiche

Tra i politici milanesi che hanno reagito alla notizia, Alessandro De Chirico di Forza Italia, che in passato ha promosso attivamente l'idea di coltivare nel Parco Agricolo Sud Milano la cannabis terapeutica, visto che il fabbisogno è nettamente superiore alla disponibilità monopolistica da parte dei laboratori militari di Firenze. "Il mercato nero della marijuana vale 12 miliardi di euro l’anno, soldi che finiscono puntualmente nelle tasche delle mafie. Da quando sono stati aperti, si stima che i negozi che vendono cannabis light abbiano fatto perdere alla mafia introiti per una cifra che va dai 90 ai 170 milioni di euro. 
Vietando la vendita di cannabis light non si diminuirà la richiesta di marijuana, il divieto aiuta solo la mafia a riprendersi una fetta di mercato che esiste". 

Di tutt'altro parere Riccardo De Corato di Fratelli d'Italia, assessore regionale alla sicurezza, che lancia un appello a "prefetture, questure e polizie locali affinché inizino i controlli per sequestrare la cannabis light dai banconi e chiudere le attività che commercializzano solo quella a scopi ricreativi".

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