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Naviglio, un'opera contro il censimento rom, l'artista: "Il mio bisnonno ucciso dai nazisti"

Cristina Donati Meyer ha firmato un nuovo intervento per protestare contro la proposta di Salvini di stilare un elenco dei gitani

"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano... Ma un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare". Queste le parole riportate dall'artista Cristina Donati Meyer nella sua nuova opera, Censimenti, realizzata sul Naviglio Grande. A fianco della celebre frase del pastore Martin Niemöller, nell'intervento sono raffigurati due bambini dagli occhi cerchiati di nero, che mostrano i numeri impressi sull'avambraccio, con un chiaro riferimento alla pratica perpetrata dai nazisti nei campi di concentramento. "Il mio bisnonno è morto nei lager e anche mio nonno ha rischiato la medesima sorte. Non faccio, dunque, questo parallelo a cuor leggero", ha raccontato l'artista a MilanoToday.

Cristina Donati Meyer, già nota in città per aver realizzato il quadro che rappresentava Salvini in versione Robocop, è nata nel piacentino da madre tedesca e padre bergamasco e ha frequentato scuole d'arte e l'accademia di Brera. "Dopo anni di pittura intimista", rivela, ha deciso di  "invadere gli spazi urbani e di lavorare su questioni che scuotono la mia coscienza". 

Opere di Cristina Donati Meyer

Cosa rappresenta la tua opera Censimenti sul Naviglio Grande?

"Questo intervento raffigura due bambini ebrei in un campo di sterminio che mostrano i numeri sulle braccia, un triste e drammatico parallelo con le schedature su base etnica ventilate da Salvini. I Rom e i Sinti sono già tutti censiti, quindi cosa intende il neo ministro dell'Interno quando afferma di 'voler censire Rom e Sinti'? Il vero obiettivo è additare alla pubblica opinione una categoria, una etnia che, generalmente, suscita orrore, timore e antipatia. Bene, ecco il parallelo. Il nazismo non iniziò con i lager, ma additando la popolazione tedesca di origini ebraiche (meno dell’1% del totale) come fonte di ogni male e sofferenza del popolo tedesco".

Quanto credi che sia grave il problema del razzismo a Milano?

"Restiamo tutti molto sulla superficie delle notizie, senza approfondire o leggere più di tanto. Temo che, in generale, gli italiani abbiano un substrato latente di razzismo, dimentichi di quanti milioni di nostri compatrioti sono emigrati negli USA, in Belgio, in Germania, in Argentina.
D'altro canto alcuni 'professionisti dell’antirazzismo' fanno il gioco di Salvini e inaspriscono ancora di più gli animi. Milano e altri comuni dell’hinterland hanno realizzato un’accoglienza diffusa e una discreta integrazione. I veri problemi, tuttavia, sono sempre nelle periferie. E’ qui che si concentrano le povertà, le difficoltà, le famiglie di immigrati e la carenza di servizi. I ricchi hanno una percezione solo teorica dell’immigrazione".

L'arte deve avere un ruolo attivo nella contestazione di politiche xenofobe?

"L’arte e la cultura, soprattutto nell’assenza, nella latitanza e nell’inconsistenza della politica, sono le uniche voci fuori dal coro, forti e immediate per ricordarci che è bene, in primis per noi stessi e per la nostra civiltà, restare umani. E’ nella difficoltà (come le ondate migratorie che stanno interessando l’Europa) che si vede quanto è solida e matura una società evoluta e aperta. L’arte si esprime con tinte e toni forti e vivaci, senza mediazione e compromesso. Per questo il messaggio è ancor più forte e chiaro".

Quali altre tue opere hai creato in città?

"Per alcuni anni le mie performance erano incentrate sui femminicidi e sulla violenza contro le donne. La morte della sposa a Porta Romana, quando mi sono appesa alla storica porta, la Sposa gonfiabile, con una bambola gonfiabile grondante sangue appesa all’Arengario in Duomo, i manichini di bambini migranti gettati in Darsena, la Morte della primavera sui cambiamenti climatici, con me dentro una bara al Castello Sforzesco".

Quali reazioni hanno suscitato questi tuoi interventi?

"In Duomo la polizia sequestrò la bambola gonfiabile e la portò via come Pinocchio: uno spettacolo da non perdere. A Porta Romana , nonostante l’ora di punta e una nostra gru sul posto, non intervenne nessuno. Alcuni commentatori da sofà biasimano queste performance forti: 'avete sporcato l’acqua in Darsena, pessimo gusto, ma perché non devono essere censiti i Rom?' e altre amenità simili. Ma io non scrivo articoli e non tengo comizi, faccio arte, come Banksy. Non chiedo il permesso a nessuno per esprimere, con forza e colore, la mia arte e le mie idee. Non sono né una politica né una diplomatica".

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