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Coronavirus, terapie intensive più libere ma 300 nuovi ricoveri. A Milano altri 128 positivi

In Lombardia 300 nuovi ricoverati per Covid. Tutti gli aggiornamenti di giornata

Altra giornata di battaglia al Coronavirus, quella di domenica 19 aprile, per Milano e la Lombardia tutta, che da ormai quasi due mesi fanno i conti con un'emergenza sanitaria pari - per usare le parole del vicepresidente lombardo, Fabrizio Sala - a uno "tsunami".

I dati sui contagi continuano a essere in chiaroscuro: i positivi aumentano di circa mille al giorno, le terapie intensive e i reparti si svuotano, ma il conto dei morti è esageratamente alto. Gli stessi dati, però, confermano che il momento decisivo della "guerra" è arrivato e che la Lombardia è vicina a farcela. 

Coronavirus, contagi e morti in Lombardia

Nella giornata di domenica 19 aprile - l'ultimo aggiornamento ufficiale dal Pirellone è arrivato alle 17.30 -, si sono registrati altri 855 casi positivi su 8.824 tamponi. Il dato è, in termini assoluti, in lieve diminuzione rispetto a sabato: l'aumento era stato di 1.246, ma i tamponi erano stati 11.818. A livello regionale il totale dei contagi è salito quindi a 66.236. Sono 163 i nuovi decessi - nelle scorse 24 ore erano stati 199 - in un giorno, per un totale di 12.213.

Ancora in calo, di 25 unità, i ricoveri in terapia intensiva, che sono arrivati a 922: per il terzo giorno consecutivo dall'inizio dell'emergenza sanitaria si è scesi sotto ai mille pazienti.

In totale i positivi Covid che si trovano in ospedale sono però 10.342: un aumento di 300 nuovi ricoverati in pesante controtendenza rispetto al dato di sabato, quando era stato segnato un - 585. I dimessi totali sono 42.759, con 417 persone uscite dagli ospedali nelle ultime 24 ore. 

coronavirus dati lombardia 19 aprile-2

Coronavirus, contagi e morti a Milano

Milano resta la provincia più colpita, in termini assoluti. Nella città metropolitana si sono registrati 279 nuovi casi, per un totale di 15.825. Sabato l'aumento era invece stato di 269. Sotto la Madonnina, invece, i nuovi casi contati nell'ultima giornata sono 128 - nelle scorse 24 ore erano 95 - per un totale di 6.459.

Questi i numeri provincia per provincia: Bergamo 10.689 (+60); Brescia 11.946 (+188); Como 2.488 (+49); Cremona 5.417 (+10); Lecco  2.072 (+42); Lodi  2.724 (+10); Monza e Brianza 4.098 (+56); Mantova 2.905 (+42); Pavia 3.582 (+46); Sondrio 956 (+19); Varese 2.158 (+52). 

contagi province 19 aprile-2

"La sfida non è ancora vinta"

"Il dato positivo, a parte il rallentamento dei contagi, è il trend consolidato dei ricoverati in terapia intensiva, che scende", ha commentato l'assessore alla protezione civile, Pietro Foroni.

"C'è però un dato importante dei 300 nuovi ricoverati in ospedale che ci dimostra che la sfida purtroppo non è ancora vinta. Può essere lunga e non sappiamo quando potrà finire, dobbiamo prestare la massima attenzione e rispettare tutte le prescrizioni perché basta poco - ha ribadito - per poter riprendere purtroppo quel trend negativo che c'è stato fino a qualche tempo fa". 

"I numeri ci danno ragione"

"I numeri iniziano a darci ragione - aveva esultato domenica mattina il governatore Attilio Fontana, intervistato da Radio Padania - a dimostrare che rispettando le regole si riuscirà ad uscire da questa maledetta pandemia". 

"Il 4 maggio si ricomincerà gradualmente, si dovranno ancora subire delle limitazioni, fare ancora delle piccole rinunce - aveva continuato il presidente del Pirellone -, ma io sono convinto che le cose andranno bene e riusciremo a dire finalmente basta a questa situazione. Per questo penso si debba dire grazie a tutti i lombardi che hanno lottato". 

Fontana sulle Rsa

Fontana si era poi concentrato sulle Rsa lombarde. "Una delibera simile a quella della Lombardia era stata presa dal Lazio, ma al governatore del Lazio - che ha poi smentito le ricostruzioni del collega lombardo - non è stato fatto alcun tipo di contestazione", aveva detto, riferendosi alla decisione del Pirellone di destinare nei centri per anziani i pazienti "a bassa intensità Covid". 

"Si cerca di attaccare l'organizzazione lombarda - la sua difesa -, c'è un attacco nel confronto mio in quanto rappresentante di una certa parte politica". 

Pronti 80 milioni per gli operatori sanitari

Intanto Lombardia si sta anche pensando a come "ripagare" tutti gli eroi in corsia dei loro sforzi. Sono "pronti 80 milioni di euro per aumentare lo stipendio agli operatori sanitari della Lombardia", aveva annunciato Fontana.

"Per metterli a disposizione, però, serve un'indicazione del Governo: chiediamo parole chiare", ha concluso il governatore, che ha affidato il messaggio a un video condiviso sul proprio profilo Facebook.

A Niguarda chiude uno dei nuovi reparti

Prorio domenica mattina, un sorriso gigantesco - che conferma proprio che la battaglia è arrivata al punto di svolta - era arrivato dal Niguarda di Milano, uno degli ospedali da settimane in prima linea nella lotta contro il Covid. 

Da domenica, infatti, la struttura meneghina potrà chiudere una delle terapie intensive che erano state allestite da zero per recuperare posti letto e che, finalmente, è vuota. "È un piccolo passo, ma importantissimo", avevano raccontato dalla pagina Facebook dell'ospedale. "L’emergenza non è terminata e non possiamo assolutamente abbassare la guardia. Ma una prima buona notizia c’è. Il calo degli ultimi giorni di nuovi pazienti positivi ci ha permesso di chiudere una delle 5 terapie intensive che in questi due mesi abbiamo dovuto aprire per l’assistenza dei malati covid. Ventisette posti letto che fino a pochi giorni fa avevano accolto pazienti in condizioni gravissime a causa del virus, sono ormai vuoti".  

Fontana: "Bisogna ripartire"

Lo stesso Fontana si era già espresso sul tema ripartenza sabato sera. Dopo aver lanciato le "Quattro D" per la "nuova normalità", dal Pirellone avevano ribadito che il momento giusto per allentare divieti e quarantene è ormai arrivato. 

"La regione Lombardia è stata la prima in Europa ad affrontare questo virus, quindi è chiaro che saremo estremamente cauti - aveva detto sabato sera il presidente di regione -, ma ciò non toglie che si debbano ascoltare associazioni di categoria, attività produttive, università, sindacati per pensare a una ripartenza, graduata ma una ripartenza che dia la speranza di riprendere la nostra vita". 

La sponda dal governo

E poche ore dopo, al termine della riunione della cabina di regia tra governo, regioni ed enti locali era arrivata una prima sponda da parte del governo. La data cerchiata in rosso è proprio quella proposta dal Pirellone: il 4 maggio. 

"Gli effetti positivi di contenimento del virus e di mitigazione del contagio si iniziano a misurare - aveva commentato il premier Giuseppe Conte al termine della riunione sulla fase due -, ma non sono ancora tali da consentire il venir meno degli obblighi attuali e l’abbassamento della soglia di attenzione". Almeno non nell'immediato, perché - aveva proseguito - "nel frattempo continua incessantemente il lavoro del Governo a un programma nazionale che possa consentire una ripresa di buona parte delle attività produttive in condizioni di massima sicurezza, che tenga sempre sotto controllo la curva epidemiologica e la capacità di reazione delle nostre strutture ospedaliere".

"Anche i rappresentanti dei governi locali hanno espresso adesione al disegno dell’Esecutivo di adottare un piano nazionale contenente linee guida omogenee per tutte le Regioni, in modo da procedere, ragionevolmente il 4 maggio a una ripresa delle attività produttive attualmente sospese, secondo un programma ben articolato - aveva preannunciato Conte - che contemperi la tutela della salute e le esigenze della produzione. Un piano così strutturato dovrebbe garantirci condizioni di massima sicurezza nei luoghi di lavoro e sui mezzi di trasporto".

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