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Coronavirus: "In Lombardia rallentamento costante dei contagi", visite a domicilio per i casi sospetti

Si stimano 20 mila casi sospetti in tutta la Lombardia. Le parole di Fontana

Altra giornata di lotta al Coronavirus quella di mercoledì 25 marzo. L'ultimo aggiornamento ufficiale è arrivato dal presidente di regione, Attilio Fontana, con il solito punto stampa delle 13.30. 

"I numeri sembrano in linea con i giorni precedenti, quindi questa sensazione di rallentamento forse la si può definire costante", ha annunciato il governatore facendo riferimento ai numeri anche di martedì e, soprattutto lunedì, quando i contagi erano aumentati in maniera minore rispetto ai giorni precedenti.

Ricoverato Bertolaso

Guido Bertolaso, consulente del presidente Fontana per l'emergenza, è stato ricoverato al San Raffaele. Non sarebbe al momento intubato.

Coronavirus, contagi calano "ma no mollare la presa"

"Non dobbiamo mollare la presa, dobbiamo dare una motivazione in più ai cittadini di rimanere in casa perché con queste misure dei risultati si portano. Dall'altro lato se dovessimo alzare il piede sarebbe un disastro", ha sottolineato Fontana. 

"Oggi alle 19 arrivano medici e operatori sanitari inviati dalla Russia, sono circa 150 uomini che daranno una mano in una serie di attività anche di sostegno - ha fatto sapere il presidente del Pirellone -. Saranno destinati all'ospedale che si sta realizzando a Bergamo e sono tutti specialisti, rianimatori, epidemiologi e quindi sicuramente persone qualificate che potranno sgravare il lavoro dei nostri medici che negli ultimi giorni hanno fatto un lavoro incredibile". 

"Divieti almeno per altri 10 giorni"

Poi, un rapido passaggio sull'ultimo decreto del governo: "L'unica cosa certa, che mi sembra anche da tutte le bozze, è che i provvedimenti rimangono in vigore per 10 giorni, quindi l'ordinanza emessa dalla regione domenica è in vigore per 10 giorni salvo che poi venga confermata o revocata dal presidente del consiglio.

"Tutti i divieti aggiuntivi apposti rispetto al decreto del governo - quindi alberghi, uffici pubblici e privati chiusi - e tutte le limitazioni aggiuntive rimangono in vigore quanto almeno per 10 giorni a partire da domenica", ha evidenziato il governatore.

Guerra non terminata. Il nuovo decreto del Governo

"Almeno", appunto. Perché non sarà il 3 aprile, probabilmente, il giorno in cui gli italiani potranno tornare a uscire di casa in piena libertà. Lo ha affermato Giulio Gallera, assessore regionale al welfare, che dall'inizio dell'emergenza Coronavirus guida la "macchina" lombarda dei soccorsi e della lotta al Covid-19. Se infatti i dati sono comunque buoni, nel senso che il trend è ormai non più esponenziale, i numeri crescono ancora. I morti sono sempre tanti.

La guerra al virus non è affatto terminata, insomma. I risultati dell'isolamento forzato non sono stati sufficienti, così prima la Regione e poi il Governo hanno deciso di chiudere le attività produttive non necessarie, in modo da accrescere il numero di persone che non escono di casa. Gli sforzi si concentreranno però ora proprio sul fronte di chi appunto resta a casa. Perché solo in Lombardia vivrebbero circa 20 mila persone potenzialmente positive al Coronavirus. E vanno intercettate e individuate. Anche perché altrimenti possono contagiare i loro familiari e/o conviventi.

Il Governo ha inasprito la sanzione per chi viene sorpreso a un controllo fuori casa senza un buon motivo. Anziché 206 euro, ora la sanzione è da 400 a 3 mila euro. Aumentata se si viene sorpresi a bordo di un veicolo. Un modo per scoraggiare i "furbetti" che tentano di aggirare le regole. 

Gallera smentisce: «Non mi candido a sindaco di Milano»

La giornata politica è iniziata con una intervista su Repubblica da parte dell'assessore Gallera, che a domanda ha risposto di essere pronto alla candidatura a sindaco di Milano nel 2020. Scatenando una bufera politica da parte del centrosinistra che ha giudicato «vergognoso» e «inopportuno» pensare alla candidatura in questo momento. In mattinata, Gallera ha poi specificato di non fare progetti in tal senso ma di essere concentrato 24 ore su 24 sulla lotta al Coronavirus.

La task force per chi è potenzialmente positivo

Cambia la politica della Lombardia in merito a tutti coloro che sono a casa, con alcuni sintomi, ma non hanno (ancora) fatto un tampone per il Covid-19. Come già anticipato da qualche giorno, i medici di famiglia effettueranno un monitoraggio telefonico a tutti i loro pazienti in modo da avere una situazione chiara. L'obiettivo è intercettare il più possibile i positivi, almeno quelli con sintomi lievi, perché ultimamente è stato fatto notare che il rischio è che infettino i loro familiari stando a contatto con loro.

Tanto è vero che si parla anche di come "isolare" i sospetti positivi nel caso convivano con altre persone e, in generale, si consiglia ora il "distanziamento sociale" anche all'interno del nucleo familiare, se ci sono casi di sintomatologia simile all'influenza. Si stima che vi siano, in Lombardia, qualcosa come 20 mila persone che potrebbero avere contratto il Coronavirus.

La mappatura di questi casi consiste non solo nelle telefonate, come si era detto nei giorni scorsi, ma in alcuni casi anche nella visita domiciliare con termometro e saturimetro, che serve a misurare la saturazione dell'ossigeno nel sangue: se è troppo bassa, potrebbe (sottolineiamo il condizionale) essere indice di sospetto Covid-19.

Ad affiancare i medici di famiglia, che si occuperanno soprattutto della ricognizione telefonica, una task force di "guardia medica", attiva dalle 8 alle 20, dedicata soprattutto alle visite domiciliari. L'altro fronte è la capacità di effettuare tamponi. I 22 laboratori attivi, di cui molti in Lombardia, possono processarne un tot al giorno, non di più, anche perché servono parecchie ore per avere il risultato. Si punta ad aumentare il numero dei laboratori autorizzati.

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