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Coronavirus, lo studio del Policlinico: "A Milano casi sommersi prima di febbraio"

Sono stati trovati anticorpi a Covid-19 in un milanese su 20 già settimane prima dei casi conclamati

"Abbiamo la prima vera conferma scientifica che nell'area metropolitana era presente un sommerso di persone contagiate, già prima che si verificassero i primi casi di malattia conclamata. Seppure si tratti di un articolo in pre-print, è il primo studio sierologico su persone asintomatiche che ci dice chiaramente che siamo ben lontani dall'immunità di gregge". Lo ha detto Daniele Prati, direttore del Centro trasfusionale del Policlinico di Milano, commentando lo studio del suo istituto che ha scoperto la presenza di anticorpi a Covid-19 in un milanese su 20 già settimane prima dei casi conclamati di malattia, scoperti dal 20 febbraio.

"Lo scopo di questo studio - prosegue Prati - era di esaminare la presenza dell'infezione da Sars-Cov-2 in adulti asintomatici in una delle aree italiane più colpite, e nello stesso tempo raccogliere più elementi possibili per comprendere i fattori di rischio e i valori di laboratorio associati alla malattia. Infine, lo studio ci ricorda che le popolazioni dei donatori di sangue possono aiutarci molto studiare le malattie prima che si manifestino pienamente".

"Durante le fasi dello studio caratterizzate dalle misure di distanziamento sociale - commentano i ricercatori - c'è stato un aumento progressivo di questa sieroprevalenza fino al 7,1%, con limiti di confidenza che arrivano al 10,8%. Questo aumento si è riscontrato soprattutto nelle Igg, ovvero nelle infezioni meno recenti e quindi con una immunità già sviluppata, piuttosto che con le Igm. Inoltre, questo progressivo aumento della percentuale dei soggetti esposti si è riscontrato soprattutto nei più giovani, mentre le infezioni più recenti (segnalate dall'aumento delle Igm) erano associate soprattutto ai donatori più anziani".

In conclusione, secondo i ricercatori il virus Sars-CoV-2 "stava già circolando da tempo nella popolazione quando è iniziata ufficialmente l'epidemia; la pratica del distanziamento sociale sembra aver favorito soprattutto i più giovani, che hanno avuto il tempo di sviluppare un'immunità a lungo termine. Infine, in tutti i donatori che hanno mostrato positività al virus si sono verificate alterazioni nella conta delle cellule del sangue e nel profilo lipidico: due indizi - concludono - che potrebbero aiutare a inquadrare meglio le persone asintomatiche, cioè quelle che pur avendo il virus in circolo (ed essendo per questo contagiose) non manifestano la malattia".

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