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Gli eroi del Covid-19 diventati Cavalieri della Repubblica: ecco chi sono

Il ragazzo che ha cucinato per il Sacco, il farmacista che faceva cento chilometri per lavorare in zona rossa e gli altri

Riccardo, che ha cucinato per i medici. Ma anche il medico considerato uno dei tre "eroi mondiali" della pandemia. E l'ex medico, ora sacerdote, che è tornato a dare una mano in corsia. E poi l'addetta alle pulizie, perché anche loro hanno fatto un superlavoro nei nosocomi durante l'epidemia da Covid-19. 

In tutto sono ventidue i nuovi Cavalieri al merito della Repubblica lombardi, insigniti dell'onorificenza dal presidente Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha voluto riconoscere chi si è impegnato offrendo un contributo concreto e importante al contrasto alla malattia che ha fermato l'Italia. Ecco chi sono e, in breve, le loro storie.

Non potevano mancare i primi medici che hanno curato il "paziente 1 italiano", il 38enne Mattia, che dopo circa un mese di ricovero (inizialmente a Lodi, poi a Pavia) è tornato a casa. I medici sono Annalisa Malara, anestesista a Lodi, e Laura Ricevuti, medico di Codogno. E poi c'è uno dei tre "eroi mondiali" della pandemia, come sono stati definiti dalla rivista scientifica Jama: Maurizio Cecconi, 42enne primario di anestesia all'Humanitas di Rozzano. Allo scoppio dell'epidemia ha organizzato videoconferenze con migliaia di colleghi per tenersi reciprocamente aggiornati.

Un impegno che gli è valso prima il riconoscimento da parte del mondo scientifico, ora l'onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Per la cronaca, gli altri due "eroi mondiali" sono Li Wenliang, il primo medico cinese a denunciare la gravità della situazione salvo poi doversi rimangiare tutto per ordine del Governo (e morire, infine, di Covid-19) e Anthony Fauci, l'immunologo della task force statunitense.

Tornando ai "nostri" Cavalieri, in elenco troviamo don Fabio Stevenazzi, che vive a Gallarate e durante l'emergenza ha indossato il vecchio camice da medico, sua vita precedente, per lavorare in corsia a Busto Arsizio. Ancora, il primario di pneumologia del Papa Giovanni di Bergamo, Fabiano Di Marco. Lavora nell'ospedale forse maggiormente "segnato" dall'epidemia e ha avuto il coraggio e la capacità di raccontare all'esterno la drammatica situazione sia del nosocomio sia della città bergamasca.

Ancora, Elena Pagliarini, infermiera di Cremona che si è ammalata di Covid-19 (ora è guarita), ritratta nella foto simbolo dell'epidemia da Covid-19. E il team di ricerca del Sacco e dell'Università Statale: Claudia Balotta (ora pensionata) che nel 2003 aveva isolato il virus della Sars; Gianguglielmo Zehender, professore associato; Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai, Maciej Stanislaw
Tarkowski, ricercatori.

Troviamo poi Renato Favero e Cristian Fracassi, che hanno avuto l'idea di adattare una maschera da snorkeling a scopi sanitari: il primo è il medico che ha ideato l'adattamento, il secondo l'ingegnere che l'ha realizzato. E ancora Concetta D'Isanto, addetta alle pulizie alla Multimedica. Fa parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nel corso dell'emergenza.

Riconosciuto anche l'impegno del farmacista Giuseppe Maestri, che all'inizio della pandemia ha percorso cento chilometri al giorno per recarsi in piena zona rossa. E quello di Piero Terrragni, imprenditore brianzolo che, dopo la morte di un suo dipendente per Covid-19, ha assunto la moglie. Il riconoscimento è poi arrivato a Riccardo Emanuele Tiritello, studente dell'istituto Paolo Frisi di Milano. Con il padre e il nonno hanno cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell'ospedale Sacco.

E ancora Giacomo Pigni, volontario dell'Auser Ticino-Olona, che ha coinvolto una ventina di studenti che hanno iniziato a fare chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole. E Maurizio Magli, in rappresentanza dei 30 operai della Tenaris di Dalmine che, quando è arrivata la commessa per la produzione di 5 mila bombole nel minor tempo possibile, hanno volontariamente continuato a lavorare. Infine Marco Buono e Yvette Batantu Yanzege della Croce Rossa Riccione che hanno risposto all'appello della Lombardia che chiedeva aiuto a medici e personale con ambulanze.

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