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Commissione d'inchiesta Covid, muro contro muro su Scandella tra maggioranza e opposizioni

Dopo che le opposizioni si sono compattate su Scandella (Pd) come presidente della commissione (che non è ancora partita), il centrodestra attacca. Accuse reciproche di ostacolare i lavori

La presidenza della commissione regionale d'inchiesta sul Covid-19 (che spetta a un membro dell'opposizione per regolamento) sembra una interminabile partita a scacchi. Con accuse reciproche, tra maggioranza e opposizioni al Pirellone, di ostacolare l'avvio dei lavori. "Il Pd impone nuovamente il consigliere Scandella come candidato presidente", si legge in una nota unitaria di tutto il centrodestra in Regione: "Questo atteggiamento svilisce le istituzioni e rappresenta una vera e propria mancanza di rispetto verso i lombardi, che da tempo chiedono trasparenza e chiarezza".

Il centrodestra regionale ha posto quindi un veto sostanziale al Partito Democratico, nella stessa giornata in cui le opposizioni (questa volta unite) avevano riproposto il nome di Jacopo Scandella, giovane consigliere Pd bergamasco, come presidente della commissione. Si va dunque verso un nuovo "stop", con i lavori che non sono nemmeno partiti perché la prima ad essere eletta presidente, la renziana Patrizia Baffi (con i voti solo del centrodestra più il suo), si è dimessa prima della prima seduta.

La commissione: i tre candidati e la presidenza Baffi

Parte dunque non benissimo la commissione. Riassunto delle puntate precedenti: Movimento 5 Stelle e Pd candidano Scandella a presidente, ma senza un accordo con le altre forze di opposizione. Che quindi si ritengono libere. Da subito si candida anche Michele Usuelli (+Europa), che avrebbe il vantaggio di essere un medico ospedaliero (l'unico in consiglio regionale), per giunta con esperienze anche in zone di guerra (Afghanistan e altri Paesi). Alla terza votazione spunta anche Patrizia Baffi di Italia Viva, lodigiana di Codogno, che ha vissuto in prima persona la zona rossa anti-Covid. 

Baffi eletta, ma si dimette

La Baffi (con Usuelli) ha il "merito", dal punto di vista del centrodestra, di non avere votato la mozione di sfiducia all'assessore al welfare Giulio Gallera, mentre Scandella sì con tutto il Pd e tutti i 5 Stelle. Probabilmente i partiti di centrodestra ritengono la Baffi la più "vicina" dei tre candidati e la eleggono presidente. Risultato: Pd e 5 Stelle ritirano i propri membri dalla commissione e annunciano un gruppo di lavoro alternativo. La commissione partirebbe solo con il centrodestra e, per le opposizioni, la Baffi, Usuelli e Elisabetta Strada dei Lombardi Civici, eletta segretaria di commissione. Ma sarebbe completamente snaturata. E quindi la Baffi (incitata anche dai vertici nazionali renziani) si dimette.

Il muro contro muro

A quel punto le opposizioni si riuniscono e si compattano sul nome di Scandella. Ma il centrodestra non ci sta e parla, come detto, di atteggiamento che "svilisce le istituzioni". "Non abbiamo dimenticato - scrivono ancora i partiti che sostengono Attilio Fontana - l'atteggiamento ai limiti della diffamazione che ha portato alle dimissioni della consigliera Patrizia Baffi, regolarmente eletta. Non vorremmo che l’ossessione del Pd per la poltrona nasconda, oltre a evidenti fratture interne, la volontà di sabotare l’inizio dei lavori, per coprire le tante falle del Governo Conte nella gestione dell’epidemia. Al Pd diciamo basta con i giochi di palazzo: il centrodestra vuole partire il prima possibile con i lavori della commissione".

Non si fa attendere la controreplica del Pd, secondo cui "la risposta dei capigruppo di maggioranza è irricevibile e immotivata. L’indicazione del nome del presidente della commissione d’inchiesta è una delle poche prerogative che lo Statuto della Regione riserva alle minoranze che, oggi, hanno tolto a Lega e alleati ogni alibi. Prendiamo atto che l’unico obiettivo della maggioranza è bloccare la commissione d’inchiesta, che certamente non spaventa noi che l’abbiamo chiesta e fatta istituire".

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