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Venerdì, 29 Marzo 2024
Coronavirus

Navigli assaltati: non "incazziamoci", ma troviamo soluzioni

Editoriale - Ai cittadini si chiede responsabilità, ma se una passeggiata è permessa vanno contingentati gli ingressi. Sia nei parchi sia ai Navigli

Navigli pieni di gente. Il video che ritrae le alzaie e le ripe milanesi giovedì pomeriggio riporta la città e i suoi abitanti alle abitudini pre-lockdown, al rito dell'happy hour e al conseguente passeggio. Mancano solo i turisti ma è questione di tempo. Il video e i frame presi dal video hanno fatto il giro del web, scatenando l'indignazione di tutta Italia a cominciare dal sindaco Beppe Sala che si è definito poco istituzionalmente «incazzato» e, promettendo controlli già da venerdì, ha avvertito tutti: «Il mio è un ultimatum, se oggi vi affollate domani chiudo i Navigli». 

La sua vice Anna Scavuzzo aveva fatto più o meno lo stesso discorso mercoledì riguardo ai parchi, aree verdi e aree giochi, ricordando che le altalene e gli attrezzi sono ancora vietati così come i playground di basket, e sottolineando che, se non si fossero evitati comportamenti non consoni, il Comune di Milano avrebbe prontamente richiuso parchi e aree verdi. E il Comune è pronto a mettere in campo mille "ghisa" per controllare i parchi cittadini nel weekend, dove le regole sono molto stringenti: ricordiamo che è vietato utilizzare attrezzi, strutture di giochi per bambini, campetti da basket, nonché sdraiarsi sui prati o sedersi sulle panchine (se non per riposarsi brevemente tra un'attività motoria o sportiva e l'altra).

Il teleobiettivo con cui è stato girato il video sui Navigli ha "schiacciato" la prospettiva (in termini tecnici, la profondità di campo), per cui una distanza di 600 metri appare molto più ravvicinata e così anche le persone ritratte. Tuttavia va anche detto che qualche assembramento, giovedì, sui Navigli si è verificato realmente. Ad esempio nei pressi dei carrettini che vendevano birre e bibite. Almeno in alcuni casi sembra comunque che si sia trattato di piccoli gruppetti di amici o di familiari, tra loro distanziati. Sempre affollamento, sempre assembramento. Ma forse non folle oceaniche.

La regola permette di uscire per passeggiare, anche a più di 200 metri da casa, e non vieta di farlo con un familiare, anche se vieta gli assembramenti di persone. L'appello al senso di responsabilità è sempre benvenuto, visto che l'emergenza sanitaria a Milano è tutt'altro che conclusa, ma probabilmente andrebbero trovate e sperimentate soluzioni creative per evitare sul nascere che si creino situazioni pericolose dal punto di vista sanitario. Chi si dà appuntamento con un congiunto sui Navigli o vi si reca con il figlio non viola alcuna norma di distanziamento né di assembramento, per cui risponde pienamente al senso di responsabilità a cui si stanno tutti appellando. Il problema nasce se diecimila persone fanno la stessa cosa.

Oltre l'«incazzatura»: soluzioni creative

Ai singoli si può obiettare che la passeggiata non può trasformarsi in assembramento di gruppo di dieci persone (magari con mascherina abbassata), così come si può verificare se l'esercente (a cui è consentita la vendita per asporto) non "incappa" nella somministrazione (la differenza: la seconda prevede il consumo "nell'ambito" del locale, compresi eventuali tavolini esterni, il primo prevede il consumo lontano dal locale, non necessariamente a casa). Si può certamente invitare le persone a non andare sui Navigli. Ma non si può criminalizzare chi lo fa, non avendo egli il dovere di sapere cosa fanno altri diecimila individui.

Allora si potrebbe (per esempio) chiudere al passaggio diverse vie d'accesso e porre un "numero chiuso", se proprio si vuol evitare l'eccessivo affollamento; lo stesso si può fare nei parchi, almeno quelli più facilmente contingentabili. E questo è compito di una buona politica che amministra la città. Mentre è chiaro che, ancora in piena emergenza sanitaria, ai milanesi si può e si deve comunque consigliare di non prendere con leggerezza la Fase 2. 

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