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Coronavirus: "Non deve preoccuparci la letalità, ma la velocità di diffusione"

Il post dell'epidemiologo Lopalco: "Sono i malati che mandano in tilt il sistema". Gismondo: "Problema appena superiore all'influenza stagionale"

"Sembra che il problema maggiore da risolvere in questo momento in Italia è stabilire quale sia la letalità di Covid-19: 2%, 1%, 0,00001%? In una pandemia quello che ci deve preoccupare non è la letalità, ma la velocità di diffusione dei casi e la quota di casi che necessitano assistenza. Sono i malati che mandano in tilt il sistema. Primo fra tutti medici ed infermieri. E poi le forze dell'ordine. Ma anche contadini, allevatori, camionisti". Lo spiega l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell'università di Pisa, in un post su Facebook.

"Basta discutere su quanto sia letale questo coronavirus", evidenzia Lopalco. "Basta ripetere la sciocchezza che si tratta di una influenza, malattia stagionale, non pandemica. Anche se l'impatto sul singolo individuo del virus influenzale fosse lo stesso del coronavirus (e non lo è), l'impatto sulla popolazione non sarebbe comunque paragonabile. Basta traccheggiare sulle misure di contenimento. Più si alza la barriera, più si rallenta la velocità di diffusione e l'impatto della pandemia". 

Gismondo: "Problema appena superiore all'influenza stagionale"

Non è dello stesso avviso Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio dell'ospedale Sacco di Milano che parla invece di un problema appena superiore all'influenza stagionale. "A livello mondiale conosciamo i casi della Cina che ci hanno molto spaventato" ha affermato Gismondo a SkyTg24. "Ad oggi in Italia abbiamo 1049 casi, in Lombardia sono 615 i positivi, 256 ricoverati e 80 in terapia intensiva. Ma se facciamo un paragone con l'influenza vediamo che ci sono già stati 5 milioni di casi, il 9% popolazione, con 300 decessi collegati all'influenza. Non voglio sminuire il coronavirus ma la sua problematica rimane appena superiore al'influenza stagionale".

L'esperta concorda sul fatto che l'emergenza potrebbe avere pesanti ripercussioni sul sistema sanitario. "È l'organizazione sanitaria, ovvero in poco tempo tanti casi, a preoccupare. Non è una pandemia - spiega - ma occorre rispondere in un periodo molto breve a tanti ricoveri in terapia intensiva". 
 

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