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"Io, licenziata ai tempi del coronavirus perché incinta": la storia di Anita

La giovane donna era stata assunta come tecnico di laboratorio a tempo indeterminato ma era ancora nel periodo di prova

"Sono un tecnico di laboratorio biomedico e volevo raccontarvi quello che mi è successo". Inizia così il messaggio di Anita, nome di fantasia di una ragazza di 30 anni che lavora per un istituto sanitario privato di Milano. O meglio lavorava, perché dopo che ha scoperto di essere incinta l'ufficio del personale le ha inviato una lettera di licenziamento. Al momento è in corso una trattativa con un avvocato e per questo non riveleremo il nome della struttura né quello della protagonista di questa vicenda.

In cosa consiste il suo lavoro?

"Il tecnico sanitario di laboratorio biomedico svolge attività di analisi e di ricerca relative ad analisi biomediche e biotecnologiche. Quindi esegue analisi di campioni biologici, come sangue e urine. E in questo periodo di emergenza sanitaria analizza anche i tamponi. Io mi sono sempre occupata di microbiologia. Prima lavoravo in un ospedale, poi per avvicinarmi a casa ho cambiato lavoro".

Da quanto tempo lavorava per questa struttura?

"Dal 1° di aprile, mi avevano fatto un contratto a tempo indeterminato che però prevedeva un periodo di prova di sei mesi. Nel frattempo avevo anche ricevuto la chiamata da un ospedale pubblico, perché ero in graduatoria, ma ho rifiutato".

Cosa è successo quando ha scoperto di essere incinta?

"È stato il weekend del 25-26 aprile, sia con analisi che con test in farmacia. Io ho dei problemi all'utero e pensavo di non potere avere bambini, quindi è stata una sorpresa. L'ho subito comunicato all'azienda - sia al responsabile di settore, sia al primario, sia alla persona che mi seguiva direttamente - perché per il nostro lavoro siamo a rischio biologico". 

Poi cosa è accaduto?

"Ho chiesto un paio di ore di permesso perché mercoledì 29 aprile dovevo fare una visita medica. Alle 14:30 sono uscita e alle 13:40 mi era arrivata un'email con il nuovo badge. Dopo la visita ho informato i miei datori di lavoro che nonostante le mie problematiche potevo tenere il bambino. Poi ho iniziato a inviare via raccomandata tutti i certificati e la documentazione comprovante il fatto che la mia gravidanza fosse a rischio".

E quando le hanno detto del licenziamento?

"Giovedì 30 l'ufficio del personale mi ha chiamata dicendo di controllare le mie email. Sulla mia casella personale, trovo un messaggio del 29 aprile, alle ore 18:40 - quindi subito dopo la mia visita medica - nel quale mi informano del mio licenziamento per non aver superato la prova".

Quale giustificazione le hanno dato?

"Hanno detto che sono stati informati che non ero adeguata per il lavoro che stavo svolgendo. Ma né il mio responsabile né la persona che mi seguiva hanno confermato la cosa. Le loro valutazioni, al contrario, sono sempre state positive. Ho fatto notare queste cose all'ufficio personale chiedendo spiegazioni, ma non mi ha risposto".

Cosa pensa di fare adesso?

"Mi sto muovendo con un avvocato del lavoro e con il sindacato. Ora mi hanno contattata dall'istituto dicendo di volermi parlare dal vivo, non al telefono. Ma io non posso andare, avendo una gravidanza a rischio devo stare a letto per un mese. Ho già perso il lavoro non voglio rischiare di perdere anche il mio bambino".

Perché ha deciso di condividere con noi la sua storia?

"Perché la mia categoria non è conosciuta né tanto meno protetta. Nessuno ci tutela. Vorrei che queste cose non accadessero più". 

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