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Martedì, 16 Aprile 2024
Coronavirus

36 miliardi dal Mes per la sanità, Gelmini (Fi): "Se fossi in Fontana lo userei, anche la Lombardia ne ha bisogno"

Il centrodestra è diviso sull'uso del fondo salva-Stati, che stavolta sarebbe senza condizioni

Centrodestra spaccato sull'uso del Mes, il fondo salva-Stati europeo (propriamente "meccanismo europeo di stabilità") di cui tanto si (ri)parla in questo periodo. Come è noto, si tratta di uno strumento per garantire la stabilità finanziaria ai Paesi che adottano l'Euro come valuta (non è quindi riferito all'Unione Europea ma alla zona Euro). 

Tra gli "aiuti europei" per fronteggiare l'emergenza Coronavirus, è stato messo sul piatto anche il prestito all'Italia da 36 miliardi di euro provenienti da questo fondo, che in passato è stato utilizzato per salvare dal default la Grecia e la stessa Italia. Questa volta, a differenza dell'inizio degli anni Dieci, l'erogazione del prestito sarebbe senza condizioni finanziarie. Un meccanismo nella pratica diverso da quello già sperimentato in passato, dunque. Con il vantaggio di tassi d'interesse ridottissimi rispetto ad altre forme di finanziamento del debito pubblico come l'emissione di titoli di Stato a lungo termine.

La capogruppo di Forza Italia alla Camera, la lombarda Mariastella Gelmini, che è anche consigliera comunale a Milano, ha dichiarato che «il Mes, depurato dalle condizionalità, appare oggi lo strumento. più conveniente, tra quelli pronti all'uso, per un Paese come l'Italia, che deve indebitarsi ma deve farlo con oculatezza». L'unica condizione posta per l'uso del Mes sarebbe quella di utilizzare il finanziamento per spese legate alla sanità: significa ammodernare ospedali e strutture sanitarie ma anche ad esempio acquistare tamponi e test sierologici per la cittadinanza ed anche dispositivi per chi lavora in prima linea.

«Il Mes? Se fossi in Fontana non ci rinuncerei»

Da subito contrari all'uso del Mes sono invece la Lega e Fratelli d'Italia. La capogruppo forzista però non demorde: «Evidentemente abbiamo idee diverse. La nostra sanità necessità di investimenti cospicui e immediati, per far fronte alla eventuale ondata di ritorno del virus in autunno. Se fossi nel presidente della Lombardia Attilio Fontana (della Lega, n.d.r.) non ci rinuncerei affatto. Sulla sanità lombarda, in questi mesi di epidemia sono state dette molte infamità che non reggeranno alla prova del tempo, ma è fuor di discussione che maggiori finanziamenti alla sanità servano, in Lombardia e non solo. Non è certo il momento dell'ideologia ma quello della responsabilità».

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