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Coronavirus, i dati sui morti nelle Rsa a Milano fanno paura: 490 ufficiali, più 1.199 sospetti

Parla Bergamashi, dg dell’Agenzia di Tutela della Salute della città metropolitana di Milano

Le case di riposo sono state - e sono tuttora - uno dei punti dolenti dell'emergenza covid-19. Sono 490 gli anziani ospitati nelle residenze socio assistenziali della città metropolitana di Milano morti per Coronavirus, tra il 21 febbraio e il 15 aprile. Altri 1.199 ospiti deceduti nelle Rsa del Milanese nello stesso periodo presentavano sintomi riconducibili al Covid-19.

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Sono i numeri illustrati da Walter Bergamashi, direttore generale dell’Agenzia di Tutela della Salute della città metropolitana di Milano, durante la sua audizione (in videoconfrenza) davanti ai consiglieri delle commissioni affari istituzionali e politiche sociali di Palazzo Marino.

I numeri delle Rsa Lombarde

Sono in tutto 6.300 gli ospiti delle 57 Rsa della città metropolitana: per 830 di loro è stato accertato il contagio da Coronavirus e 80 sono stati trasferiti in ospedale perchè in gravi condizioni. La percentuale dei malati Covid “accertati” sul totale degli ospiti nelle Rsa, ha puntualizzato Bergamaschi in un passaggio del intervento, è salita nel giro di una settimana dal 23% al 26%. “Un aumento non impetuoso – ha commentato il numero uno dell’Ats di Milano –. In un contesto complesso come quello delle Rsa dove l’onda dei contagi è stata più lunga rispetto all’andamento sulla popolazione generale, non si osserva comunque una crescita esponenziale”.

La percentuale non tiene conto degli altri 745 ospiti che presentano sintomi sospetti di Covid. Insieme agli ospiti, il Coronavirus ha colpito anche il personale sanitario delle residenze socio assistenziali milanesi: al 15 aprile erano 120 i gli operatori a cui è stato accertato il contagio. “L’analisi dei dati – ha detto ancora Bergamaschi – dimostrano che l’aumento di mortalità nel territorio Milanese ha coinvolto soprattutto gli anziani, una fascia della popolazione particolarmente colpita sia nelle strutture di assistenza sia nel loro domicilio. Anzi si osserva un maggior aumento della mortalità per gli anziani rimasti nel loro domicilio”.

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