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Coronavirus, il "coprifuoco" (a metà) non accontenta la Lombardia: "Si deve fare di più"

Il governatore Fontana e l'assessore Gallera in corso: "Si poteva fare di più". Le loro parole

Negozi chiuse, banche aperte. Bar chiusi, Poste aperte. Ristoranti chiusi, fabbriche aperte. Ha un po' il sapore del coprifuoco a metà quello varato dal governo Conte mercoledì sera per rispondere all'emergenza Coronavirus, che solo in Lombardia ha già fatto registrare oltre 7mila contagi e più di 600 decessi. 

Proprio le forze politiche della Lombardia per giorni hanno chiesto a Roma misure più ferree, stringenti per ridurre al minimo la socialità e le occasioni di contatto e per cercare di invertire il trend di contagio. La risposta è arrivata mercoledì, con un altro decreto che ha disposto la chiusura di tutti gli esercizi commerciali che non forniscono servizi essenziali. Restano comunque aperti farmacie, supermercati, edicole, tabacchini e le aziende che garantiscono la sicurezza dei lavoratori, così come va avanti - anche se in forma ridotta - il trasporto pubblico locale.  

Le nuove misure, evidentemente, non sono piaciute in pieno al Pirellone, che in ogni caso ha comunque apprezzato lo "sforzo". "Dopo una lettura attenta del Decreto approvato ieri notte dal Governo Conte, e soprattutto degli allegati, posso dire che il provvedimento poteva essere più incisivo e rigoroso - ha commentato l'assessore al Welfare Giulio Gallera, giovedì mattina -. Però è sicuramente un passo avanti importante. La necessità di azzerare la vita sociale, ridurre i contatti con le altre persone e adottare sempre misure di sicurezza anti contagio emergono comunque chiaramente".

"La battaglia contro il Coronavirus la vinciamo noi se adottiamo stili di vita idonei e sicuri.  Da oggi Regione Lombardia farà di tutto - ha assicurato l'assessore - per verificare che le attività commerciali e produttive che rimarranno aperte rispettino le norme di sicurezza previste".

"Si poteva fare di più"

Poco dopo gli ha fatto eco il governatore Attilio Fontana. "Dopo una attenta valutazione del testo del Dpcm, anche con i sindaci dei capoluoghi e con Anci, bisogna risolvere alcuni temi ancora irrisolti, a partire dalla sicurezza dei lavoratori impegnati nelle filiere produttive lasciate operative dal decreto".

"Tutela della salute dei cittadini e fermezza nelle decisioni sono le parole d’ordine che seguiamo dal primo giorno di questa emergenza. La proposta che ieri abbiamo avanzato al Governo - ha concluso il presidente di regione - si basava sugli stessi principi".

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