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Smart working, il Comune di Milano: «Dipendenti soddisfatti, ma non sarà modalità esclusiva»

Gli assessori: «Sperimentiamo il lavoro agile dal 2014»

Smart working sì, ma integrandolo con l'attività in presenza, ovvero con la relazione tra colleghi e la frequentazione del luogo di lavoro. E', in sintesi, l'opinione di Cristina Tajani, assessora alle politiche del lavoro nel Comune di Milano, che ha presentato ai consiglieri comunali la ricerca "Effetti dello smart working sul personale del Comune di Milano" dopo il lockdown dovuto all'emergenza sanitaria da Covid-19. Per Tajani lo smart working può produrre effetti positivi ma anche negativi: «Sta alle politiche pubbliche, ma anche alle strategie aziendali, lavorare per enfatizzare gli elementi di vantaggio per i cittadini e i lavoratori limitandone gli impatti negativi», ha affermato l'assessora.

«Nella nostra esperienza - ha proseguito - abbiamo introdotto e allargato una modalità di lavoro che abbiamo implementato già dal 2014 con le diverse giornate di "lavoro agile". Avevamo quindi un’esperienza e delle prassi consolidate alle spalle che sono tornate particolarmente utili quando si è trattato di passare da una modalità ordinaria di lavoro agile ad una straordinaria».

La ricerca fa emergere livelli di soddisfazione molto alti (circa il 30% dei dipendenti comunali ritiene che lo smart working aumenti la produttività), ma i lavoratori del Comune hanno anche fatto emergere alcune criticità. Tra queste, il cosiddetto "diritto alla disconnessione", cioè la netta separazione tra il momento del lavoro e quello del tempo libero, più semplice uscendo da un ufficio a fine giornata.

«Quello che noi siamo riusciti a fare nel momento dell'emergenza non sarebbe mai stato possibile se non fosse stato preparato nei quattro anni precedenti», ha commentato Roberta Cocco, assessora alla trasformazione digitale: «Il lavoro di ammodernamento dell'infrastruttura di sviluppo di servizi digitali ci ha permesso di non farci trovare impreparati seppure di fronte ad un emergenza che nessuno di noi avrebbe mai nemmeno lontanamente potuto immaginare. Io considero il mio assessorato alla trasformazione digitale un assessorato di servizio perché il mio scopo è quello di offrire l'infrastruttura tecnologica affinché tutte le direzioni possano essere avvantaggiate nel loro lavoro, e devo dire che in questa emergenza questo nostro lavoro si è visto nella sua assoluta pienezza: circa duecento dipendenti in remoto hanno avuto la possibilità di svolgere circa 24 mila pratiche che avevamo in arretrato».

I risultati (positivi) della ricerca sui dipendenti comunali collimano con quelli del questionario "Milano ti ascolta", a cui hanno risposto 5.600 cittadini. Tra le domande, una riguardava l'esperienza con il lavoro e l'aggiornamento individuale durante il lockdown: il 70% l'ha valutata positiva (35%) o molto positiva (35%), solo il 2% l'ha invece valutata negativa. «Tra le proposte e le azioni che vengono suggerite dai cittadini per il futuro il primo posto è andato alle piste ciclabili ma il secondo è stato proprio l'adozione dello smartworking», ha concluso Lorenzo Lipparini, assessore alla cittadinanza attiva.

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