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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Musica che apre le sbarre: Gemitaiz, Madman e quel rap al Beccaria che profuma di libertà

Il racconto dello "speciale" concerto dei due rapper nel teatro del carcere Beccaria a Milano

Il microfono salta nella mano sinistra e l'altra mano dà il tempo. L'orecchino di diamante brilla sotto la luce dei fari e qualche goccia di sudore scende dal cappellino da baseball. I suoi occhi, scuri e profondi, cercano lo sguardo degli altri ragazzi - tutti ragazzi come lui - mentre le sue Nike bianche e verde acqua consumano quel palco speciale.

Sì, speciale davvero perché quello su cui continua a muoversi "El Diamantik" - un 21enne dell'Ecuador che da tre anni è detenuto - è il palco del "Teatro Puntozero", uno dei primi teatri al mondo nato all'interno di un istituto penitenziario e che porta in scena proprio detenuti ed ex detenuti.

Giovedì, in una sorta di regalo di Natale arrivato in anticipo per i ragazzi, a varcare la porta del carcere minorile Beccaria sono stati i due rapper Gemitaiz e MadMan, che lì - insieme alla loro etichetta "Tanta roba" - hanno voluto tenere la data zero del loro prossimo tour per mantenere una promessa fatta durante un incontro con i giovani. 

Il rap in carcere

Per quei ragazzi tra i quattordici e i ventuno anni - alcuni già con una pena definitiva da scontare - non è stato un regalo da poco. La musica per loro è tanto, per alcuni è quasi tutto: l'hanno scoperta e l'hanno amata grazie ai laboratori di scrittura rap organizzati dalle associazioni "232 Aps" e "SuoniSonori", che nel penitenziario hanno anche messo in piedi uno studio di registrazione per permettere di incidere i pezzi. 

Ed "El Diamantik", che lì dentro ci è da tanto ormai, qualche pezzo lo ha già inciso. Come quello in cui urla che "lo so che ho torto" ma "mi manca l'affetto di mamma e papà" perché "noi non siamo perfetti, ma pieni di sentimenti" e "siamo umani, aiutateci per un futuro migliore". 

"Voglio essere qualcuno"

"Alcune rime di quel pezzo le ho scritte con un mio compagno che adesso purtroppo non c'è più perché ha preso brutte strade", racconta seduto sulla poltrona rossa del teatro abbassando un po' lo sguardo. E lo stesso fa quando ammette: "Ho fatto troppe cavolate, ho sbagliato, ho dato dei dolori alla mia famiglia, sono l'unico maschio e per loro ero come un diamante. Mi vergogno di quel ragazzo, non voglio neanche parlarne. Ma da quando sono salito su quel palco ho sentito che sono cambiato. Ho delle cose da raccontare - dice mentre gli torna il sorriso - e voglio raccontare le cose belle che possono esistere anche qui dentro". 

Lui dentro ci sarà ancora un po', ma - giura - "quando esco voglio essere qualcuno". Ma "non qualcuno con i soldi, qualcuno di cui i miei genitori siano fieri", sussurra mentre immagina il suo primo concerto, a cui - promette - "sarai mio ospite". 

Gemitaiz e MadMan al Beccaria

Un'esibizione fuori "El Diamantik" non ha ancora potuto farla, ma si è tolto lo sfizio - non da poco - di aprire lo show di Gemitaiz e MadMan. Poi è andato a sedersi al lato destro della sala insieme ad un'altra quarantina di ragazzi detenuti, che hanno accompagnato con le mani l'esibizione dei due cantanti e si sono fatti firmare autografi e scattare foto con loro al termine di un pomeriggio in cui la musica è riuscita a rompere le sbarre delle celle. 

E per far sì che sempre più sbarre cadano, almeno in maniera immaginaria, proprio "Tanta roba" ha lanciato una raccolta fondi (qui il link) per racimolare soldi e acquisare tutti gli strumenti necessari per i progetti musicali di "232 Aps" e "SuoniSonori".

Perché - come ha giurato "El Diamantik" - "sono cambiato appena sono salito su quel palco e ho iniziato a cantare". E adesso lui e gli altri vogliono "essere qualcuno". Qualcuno di cui essere fiero. 


 

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