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Morte di Imane Fadil, cadavere off-limits all'obitorio: nemmeno i parenti possono vederlo

E' sempre più avvolta nel mistero la morte della modella 34enne coinvolta nel caso Ruby

Nemmeno i parenti possono avvicinarsi al cadavere della modella 34enne Imane Fadil, di origine marocchina, deceduta l'1 marzo alla clinica Humanitas dove era stata ricoverata il 29 gennaio in gravi condizioni. Il cadavere è stato trasferito all'obitorio milanese nella stessa giornata del decesso e la procura di Milano, sempre l'1 marzo, ha chiesto all'Humanitas la documentazione clinica, ricevendo il 6 marzo i risultati dei test tossicologici. Poi ha aperto una inchiesta per omicidio: se ne occupa il pm Tiziana Siciliano.

Imane Fadil: "Foto compromettenti di Berlusconi con Ruby"

Si tinge ancor più di gallo, dunque, la morte di quella che è stata una delle testimoni del processo Ruby Ter, sulla presunta corruzione di testimoni da parte di Silvio Berlusconi per evitare una condanna nel processo Ruby, dove l'ex premier era accusato di concussione e prostituzione minorile (assolto in Cassazione).

Fadil, insieme ad Ambra Battilana e Chiara Danese, era stata esclusa dalle parti civili al processo Ruby Ter su istanza di Federico Cecconi, legale di Berlusconi, che aveva sostenuto che le tre ragazze non fossero state danneggiate dalle inchieste. Contrariamente ad altre protagoniste del caso Ruby, delle tre si è sempre saputo piuttosto poco. Figurano tra quelle che hanno maggiormente preso le distanze dal sistema-Arcore.

Morte di Imane Fadil: sospetto avvelenamento

Le altre due modelle si trovano all'estero e, fa sapere il loro avvocato, sicuramente non rientreranno a breve in Italia date le circostanze. C'è il forte sospetto che Fadil abbia subito un avvelenamento. La stessa modella avrebbe presagito questo quand'era ancora in vita. Ufficialmente l'Humanitas non ha fatto trapelare alcunché, riferendo solo di avere trasmesso alla procura gli esiti degli esami tossicologici.

Quando si è diffusa la voce della contaminazione radioattiva, dal centro di analisi di Pavia che aveva effettuato gli accertamenti è arrivata la replica che i test non hanno riguardato misure sulla radioattività ma soltanto il dosaggio di 50 metalli. Bocche totalmente cucite, dunque, su ogni fronte. Le fonti mediche di fatto non intendono indicare strade e la procura dà ordine al Comune di Milano di vietare l'avvicinamento al cadavere, in obitorio, da parte di chiunque. 

Sulla morte della 34enne si è espresso anche Silvio Berlusconi, affermando che "dispiace sempre, quando muore una persona così giovane" ma anche di non avere mai conosciuto la modella, che dunque, secondo l'ex premier, si sarebbe "inventata tutto".

I primi risultati: negativa ai test sui veleni più comuni

E' risultata negativa anche ai test sui veleni più comuni, in particolare l'arsenico. E' quanto risulta dalle cartelle cliniche ora in mano alla Procura di Milano che indaga per omicidio volontario. Cartelle da cui emerge che la modella non aveva nemmeno la leptospirosi. Le analisi nel primo caso sono state svolte dal Centro Antiveleni di Niguarda e nel secondo dalla stessa Humanitas.

Fadil: la procura al lavoro

Le persone a cui Imane Fadil (rimasta lucida fino quasi alla fine del mese di agonia in ospedale) avrebbe confidato il sospetto di essere stata avvelenata sono suo fratello e il suo avvocato. Quest'ultimo è stato già certamente sentito dal pm Tiziana Siciliano ed è quindi vincolato dal segreto: a precisa domanda, ha infatti reso noto di non poter svelare se Fadil gli avesse anche fatto qualche nome in proposito. I pm hanno convocato anche i medici dell'Humanitas e il fratello di Imane Fadil, che negli ultimi tempi pare stesse scrivendo un libro di cui i magistrati hanno già acquisito le bozze.

Imane Fadil aveva partecipato alla realizzazione di alcuni videoclip musicali a Milano ed era entrata in contatto con Lele Mora, che secondo le carte dell'inchiesta sul caso Ruby l'aveva portata ad Arcore perché partecipasse alle "cene eleganti" organizzate nella residenza dell'allora presidente del consiglio. Successivamente era stata invitata altre volte da Emilio Fede.

E' il secondo decesso in pochi mesi che tocca il caso giudiziario che prosegue da ormai nove anni. Il primo è avvenuto nel mese di gennaio 2019: si trattava di Egidio Verzini, ex avvocato di Karima El Mahrough (Ruby), che scelse il suicidio assistito alla clinica Dignitas di Zurigo, la stessa di dj Fabo, un mese dopo avere rivelato che, nel 2011, ci sarebbe stato un passaggio complessivo di 5 milioni di euro da Berlusconi a Ruby e all'allora compagno di lei, Luca Risso, attraverso una banca di Antigua verso il Messico. 

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