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Verso un mondo senza fumo: il leader del mercato si converte al tabacco riscaldato

Presentata Iqos 3 Duo, l'ultima evoluzione Philip Morris dei prodotti senza fumo. Investiti 6 miliardi in ricerca e tecnologia. Accordi importanti con la filiera italiana del tabacco

Quindici anni di ricerca, sei miliardi di dollari investiti, scienziati da tutto il mondo e un centro di produzione all’avanguardia in Italia, a Crespellano (Bologna), realizzato nel 2014 impiegando un miliardo di euro per la costruzione e la messa a regime. Sono solo alcuni dei numeri con cui Philip Morris ha dato il via, ormai da tempo, ad una rivoluzione della sua visione (e missione) aziendale: contribuire ad arrivare a un mondo senza fumo attraverso il sistema Iqos, con il quale si riscaldano gli “heets” di tabacco appositamente prodotti.

Il tassello più recente di questo percorso è stato presentato a Milano, alla Iqos Embassy, mercoledì 23 ottobre: si tratta del dispositivo Iqos 3 duo, una evoluzione di Iqos 3 che consente un minor tempo di ricarica e, soprattutto, la possibilità di due utilizzi consecutivi. «Il nuovo dispositivo rende ancora più facile passare dalla sigaretta al tabacco riscaldato», spiega Stefano Volpetti, chief consumer officer di Philip Morris International: «Abbiamo raccolto i feedback dei nostri clienti e possiamo innovare continuamente i nostri prodotti senza fumo».

Il processo verso un “mondo senza fumo” è naturalmente lungo. Per ora ha portato 12,4 milioni di persone in oltre 50 Paesi a convertirsi (per il 70% completamente) ai prodotti a base di tabacco da riscaldare senza combustione. Il prossimo obiettivo è arrivare a 40 milioni entro il 2025. Ed è proprio Crespellano il “centro nevralgico” di questa conversione, visto che lo stabilimento bolognese (non un classico sito industriale ma un’area molto vasta che ospita anche scienziati e ricercatori) genera know how per la riconversione degli altri stabilimenti PMI nel mondo e produce “heatsticks” da riscaldare per l’export in oltre 30 Paesi.

La filiera del tabacco in Italia

Significativo anche il coinvolgimento della filiera del tabacco, visto che Philip Morris per lo stabilimento di Crespellano si rifornisce anche dai produttori italiani (in Veneto, Umbria e Campania) attraverso accordi quinquennali: «Stipuliamo accordi di lungo periodo, anche insieme a Coldiretti, per consentire agli imprenditori agricoli di investire in tecnologia», commenta Marco Hannappel, amministratore delegato di Philip Morris Italia: «Questo ci consente di garantire anche sostenibilità ad ampio spettro, dal rapporto di lavoro (per noi è fondamentale la lotta al caporalato) all’uso responsabile di energia e acqua».

L’azienda, nel 2019, ha stretto un accordo col Ministero delle Politiche Agricole investendo circa 500 milioni in cinque anni sull’intera filiera, fornendo prevedibilità commerciale, sostenibilità di lungo periodo e migliore competitività a circa mille imprese italiane. Tra le altre cose, è stato sviluppato un insieme di “buone pratiche agricole” per valutare i processi di coltivazione dei fornitori e identificare opportunità di miglioramento.

Filiera 3-2

La collaborazione con Coldiretti si configura invece in un programma di investimenti che consentirà di ridurre i costi di produzione, mantenere elevati livelli di occupazione, aumentare il risparmio di energia e acqua (anche con uso di energie alternative nell’alimentazione dei forni per la cura del tabacco), miglioramento genetico delle piante, avviare un percorso di trasformazione verso eventuali attività agronomiche alternative.

Tutela della salute pubblica

Alla base di questa trasformazione c’è la consapevolezza dei danni provocati dal fumo. Philip Morris vuole rendersi protagonista della proposta di alternative adatte a convincere i fumatori adulti (attualmente circa un miliardo in tutto il mondo) a rinunciare alla sigaretta tradizionale. Ed è significativo che la severa Food and Drug Administration, l’organo regolatore degli Stati Uniti per i prodotti alimentari e farmaceutici, abbia recentemente autorizzato la vendita di Iqos e Heets negli Usa (dopo due anni di lavoro e un milione di pagine di studi scientifici prodotti) dichiarando che questi prodotti sono adeguati alla «tutela della salute pubblica».

Si tratta di un obiettivo sociale rilevante a prescindere dall’azienda o dalle aziende che se ne rendono protagonisti. Significativa a questo proposito la “linea” comunicativa di Philip Morris, spiegata dal direttore relazioni esterne di Philip Morris Italia Gianluca Bellavista: «Ai non fumatori, a chi ha smesso di fumare e ai minori diciamo una cosa molto semplice: che fanno o hanno fatto la scelta migliore. Che non devono iniziare o ricominciare. Ai fumatori adulti facciamo conoscere questi prodotti attraverso un contatto diretto perché compiano una scelta responsabile, fornendo informazioni fattuali e chiare».

E l’informazione è fondamentale. In alcuni contesti (tra cui l’Italia) è ancora superficiale. Sono in molti, per esempio, a diffidare di prodotti che contengono comunque nicotina, pensando che questo sia l’elemento più pericoloso per la salute tra quelli contenuti in una sigaretta, mentre è proprio il prodotto della combustione a provocare la maggior parte dei problemi di salute riconducibili al consumo di tabacco.

Rispetto a quanto sta avvenendo negli USA con le sigarette elettroniche, l’ad di Philip Morris Italia ci tiene a chiarire che bisogna fare chiarezza tra prodotti autorizzati e quelli non sicuri comprati nel mercato illecito. «Iqos non è una sigaretta elettronica e ha alle spalle un processo di ricerca e sviluppo che ad oggi lo rendono l’unico prodotto della sua categoria ad aver ricevuto autorizzazione alla commercializzazione negli Stati Uniti», argomenta l’ad Hannappel. «Abbiamo pensato ad un prodotto che sia una vera alternativa, disegnando un’esperienza e un rituale per massimizzare il numero di fumatori che riusciamo a convertire», conclude Volpetti.

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