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Imane Fadil: "Valori enormi di 4 metalli nel sangue e nelle urine"

Le dichiarazioni del procuratore capo di Milano, Francesco Greco

Prime rivelazioni ufficiali sugli esami a cui è stata sottoposta, dopo la morte, la modella 34enne Imane Fadil, tra le protagoniste del caso Ruby, sono arrivate dal procuratore capo di Milano Francesco Greco, che in conferenza stampa ha spiegato come dagli esami sui liquidi biologici siano stati trovati «livelli superiori alla norma di cadmio eantimonio e valori di cromo e molibdeno molto superiori alla norma». 

Finora le voci s'intersecavano l'una con l'altra e talvolta discordavano tra loro. Greco, lunedì mattina, ha parlato ai giornalisti dopo che Michele Lagioia, direttore sanitario dell'Humanitas (la clinica in cui Fadil è rimasta ricoverata dal 29 gennaio al 1 marzo, quand'è deceduta), è stato sentito come persona informata sui fatti dal sostituto procuratore Tiziana Siciliano, che col pubblico ministero Luca Gaglio ha in mano il fascicolo aperto dalla procura con l'ipotesi di omicidio volontario.

Greco ha anche provato a chiarire l'apparente discrepanza sulla data in cui il Tribunale ha saputo della morte della modella e dei dubbi sulle circostanze, spiegando che l'Humanitas durante il ricovero non aveva dato comunicazioni sul caso, e che la notizia in procura è stata anticipata dall'avvocato di Fadil.

Fadil prima di morire: "Mi hanno avvelenata"

Lo stesso avvocato che, col fratello della modella, ha raccolto da lei, ancora in vita, la testimonianza di un presunto avvelenamento. Nessuna certezza, però, nonostante i valori abnormi dei quattro metalli. Giovedì 21 marzo saranno disponibili i risultati del test di radioattività (e per Lorenzo Bucossi, capo della squadra mobile che indaga sul caso, sarà un momento fondamentale per capire che direzione prenderanno le indagini). Sempre giovedì sarà terminata l'autopsia. Greco ci ha tenuto, comunque, a sottolineare che al momento non si esclude nulla: nemmeno la morte naturale.

E' certo, comunque, che 25 specialisti non abbiano individuato, in un mese di ricovero, la patologia di cui avrebbe sofferto la 34enne. Gli accertamenti hanno via via escluso la leptospirosi (che era stata ipotizzata basandosi sull'ultima residenza di Fadil, una cascina in zona Chiaravalle), i linfomi e le malattie autoimmuni. Così come non sarebbero state trovate tracce di veleni tali da giustificare un'ingestione di queste sostanze.

Si è infine saputo che è stata la presenza, ad alti livelli, dei quattro metalli a indurre la procura di Milano a ordinare che, all'obitorio, nessuno si avvicini al corpo di Fadil, nemmeno i parenti più stretti. A questo proposito, il nucleo Ncbr dei vigili del fuoco metterà in sicurezza il luogo. 

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