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Polmoni sopravvivono 30 ore fuori dal corpo: la prima volta al mondo al Policlinico di Milano

È stato possibile grazie a una tecnica rivoluzionaria, che permetterà di accorciare i tempi per tutte le persone in attesa di trapianto

Per la prima volta al mondo dei polmoni sono sopravvissuti 30 ore fuori dal corpo. È accaduto al Policlinico di Milano, dove dopo il prelievo da un donatore deceduto, è scattata la corsa contro il tempo per salvare un'altra persona. Ad annunciarlo è lo stesso ospedale, spiegando come l'evento sia stato reso possibile dall'utilizzo di una tecnica innovativa che ha triplicato la resistenza di questi delicati organi nell'attesa di essere trapiantati.

La rivoluzione per i trapianti di organi

"Si è aperta così la strada a una nuova possibile fonte di organi per la donazione, che potrebbe accorciare sensibilmente le liste d'attesa", annuncia il Policlinico. L'importanza della nuova metodologia di conservazione, infatti, rappresenta un'importantissima novità nell'ambito dei trapianti. "Ogni volta che c'è la possibilità di trapiantare un organo i minuti sono letteralmente contati - annota l'ospedale -. Soprattutto quando si tratta dei polmoni, che sono tra gli organi più delicati e sono i primi a deteriorarsi quando il cuore del potenziale donatore smette di battere. Normalmente i polmoni possono resistere 6-8 ore in attesa di essere trapiantati".

Ma questi limiti sono stati superati grazie agli esperti del Policlinico di Milano, che sono riusciti a portare il tempo oltre le 30 ore. "Un primato a livello mondiale, ottenuto combinando le classiche tecniche di raffreddamento a procedure per 'ricondizionare' e preservare l'organo. Questo potenzialmente apre a una nuova via per candidare sempre più organi al trapianto, accorciando di conseguenza anche le liste d'attesa per i pazienti", precisa la struttura ospedaliera.

Il trapianto di polmoni

A ricevere i polmoni sopravvissuti più di 30 ore fuori dal corpo del donatore, un 50enne il cui cuore aveva smesso di battere, un giovane paziente colpito da una insufficienza respiratoria terminale legata alla fibrosi cistica. L'intervento, avvenuto lo scorso febbraio, non è inusuale di per sé per il Policlinico, centro di riferimento nazionale per questa patologia, che ha una delle più alte casistiche per il trapianto di polmoni d'Italia (31 interventi nell'ultimo anno su un totale di circa 140 a livello nazionale). Oltre che per il tempo record in cui sono stati conservati gli organi, però, l'operazione è stata eccezionale anche perché il donatore era morto in modo improvviso - mentre i donatori di organi solitamente sono persone decedute in ospedale nelle terapie intensive.

Il ragazzo che ha ricevuto i polmoni è rimasto ricoverato tre settimane, il tempo standard per questo tipo di intervento. Il giovane ha ormai superato lo scoglio critico del primo mese dal trapianto ed è ora seguito dagli pneumologi del Policlinico. Dovrà solo fare dei controlli nel tempo e delle terapie, come tutti gli altri pazienti che hanno ricevuto un organo. Ma è potuto tornare a vivere una vita praticamente normale, di cui la sua patologia l'aveva ormai privato.

Il record

"Non ci risulta sia mai stato fatto qualcosa di simile nel mondo - commenta Mario Nosotti, direttore della Chirurgia Toracica e Trapianti di Polmone al Policlinico di Milano - 30 ore sono un tempo record, che in altre situazioni metterebbe in pericolo la sopravvivenza dei polmoni. Anche per questo il numero di organi a disposizione per un trapianto è molto limitato, e i pazienti muoiono in lista d'attesa aspettando un organo che non arriva". La sfida contro il tempo è stata vinta anche grazie alla complessa organizzazione che ruota intorno a un trapianto, e che ha coinvolto il Nord Italia Transplant program (NITp) che ha sede in Policlinico, i rianimatori guidati da Giuseppe Citerio dell'Ospedale San Gerardo di Monza (che coordina il prelievo d'organi da donatori a cuore non battente), l'Azienda Regionale dell’Emergenza Urgenza (AREU) e il Coordinamento Regionale Trapianti guidato da Giuseppe Piccolo.

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