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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Riconoscimento "in pancia" dei figli: a Milano si potrà anche per le coppie lesbiche

Un caso di gravidanza a rischio (per fortuna andato bene) ha convinto il Comune ad accettare il riconoscimento prima del parto anche per le coppie lesbiche

Il riconoscimento a gravidanza in corso (cosiddetto "in pancia") è stato accettato dal Comune di Milano per i figli di coppie omosessuali donne. La Rete Lenford, associazione attiva dal punto di vista del riconoscimento giuridico dei diritti Lgbti, ha ottenuto, in un caso specifico, questa vittoria. 

Finora il riconoscimento in pancia è consentito, dalla legge, per i genitori non sposati in determinati e particolari casi, come il parto a rischio (se la mamma dovesse morire, il nascituro si ritroverebbe senza la possibilità di essere riconosciuto, perché deve esserci il consenso della mamma), o se il padre è all'estero e quindi impossibilitato a seguire la procedura ordinaria (subito dopo la nascita). 

Questo per i non sposati, perché per i genitori sposati vige il principio della presunzione di genitorialità e quindi basta il riconoscimento della madre per allargarlo automaticamente anche al marito di lei. Una presunzione di genitorialità che però non si applica alla coppia omosessuale, ancorché unita civilmente. 

La coppia di donne seguita da Rete Lenford stava affrontando un parto plurigemellare a rischio. I figlii avrebbero potuto correre il rischio di trovarsi senza la madre biologica e di non poter essere riconosciuti dall'altra mamma. Le cose sono andate bene, in realtà: la madre biologica è sopravvissuta al parto ed entrambe hanno riconosciuto i figli all'Anagrafe secondo la procedura ordinaria.

Ma la possibilità dello scenario peggiore ha spinto l'associazione a contattare il Comune di Milano e convincerlo ad applicare il riconoscimento a gravidanza in corso, in futuro, anche alle coppie omosessuali per le quali, nonostante l'eventuale unione civile, non c'è automatismo di riconoscimento.

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