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Attila alla Scala, "censurata" la scena blasfema dopo le proteste di un sindaco

Un primo cittadino della provincia di Bergamo aveva chiesto di togliere la scena della statuetta della Madonna scagliata

L'Attila di Giuseppe Verdi fa polemica. L'opera scelta dal sovrintendente alla Scala Alexander Pereira per l'inaugurazione della stagione 2018/2019 entra nell'occhio del ciclone per una scena blasfema contestata da un sindaco della provincia di Bergamo con studi al Conservatorio, Giosuè Berbenni di Cenate Sotto.

Motivo: ad un certo punto, qualcuno scaglia a terra la statuetta della Madonna. Inaccettabile per il primo cittadino bergamasco, che si definisce fervido credente e che, in una lettera al teatro scaligero, ha spiegato come quel gesto, blasfemo e inutile, sarebbe stato da togliere per non offendere né la sensibilità dei cristiani né la memoria di Verdi. Il compositore emiliano, peraltro, non fu veramente religioso, passando dall'anticlericalismo giovanile ad una fede non particolarmente praticata. Ma questo, ovviamente, non c'entra nulla.

C'entra il fatto che, nel libretto di Temistocle Solera (revisionato da Francesco Maria Piave su richiesta del compositore), di statuette della Madonna non v'è traccia. E il regista Davide Livermore, insieme al Teatro alla Scala, ha accettato la modifica, pur specificando che il suo intento, logicamente, non era affatto quello di urtare o offendere alcuna sensibilità, ma semmai stigmatizzare un gesto, mostrandolo nella sua efferatezza. Comunque, a quanto sembra, il sindaco ha vinto e la statuetta è stata sostituita con qualcosa d'altro. 

Resta invece la scena del banchetto, nel secondo atto, che sarà senz'altro spettacolarizzato con allusioni sessuali (il sindaco Berbenni nella sua lettera l'ha definito "bordello"). Livermore, che ha trasposto Attila al XX Secolo, è noto per non stravolgere mai completamente il senso dell'opera su cui lavora, pur giocando con le trasposizioni temporali.

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