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Ruby Ter: «Ragazze a turno nella stanza buia per fare sesso con Berlusconi»

Le dichiarazioni in aula di un agente ascoltato come testimone

Lui non c'era, ad Arcore, ma le confidenze ricevute da alcune ragazze che frequentavano la villa di Berlusconi, soprattutto ma non solo Barbara Guerra, parlerebbero chiaro. Nella villa, in una stanza buia, le ragazze entravano a turno per avere rapporti sessuali con l'ex premier e leder di Forza Italia.

Ad affermarlo è Francesco Chiesa Soprani, ex agente di personaggi dello spettacolo, lunedì 13 gennaio, all'udienza del processo Ruby Ter, in cui Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari perché avrebbe "pagato" ad alcune ragazze il "silenzio" durante il processo principale nel quale il Cav era imputato per prostituzione minorile e concussione.

Un'ipotesi, quella del silenzio "comprato" da Berlusconi, che la procura di Milano ritiene avallata da diverse circostanze, soprattutto riguardanti il tenore di vita delle ragazze dopo l'esplosione del caso: ville e appartamenti gratis, viaggi lussuosi senza spendere un euro e così via. Alcuni milioni di euro sarebbero arrivati direttamente a "Ruby", ovvero Karima El Mahorug, secondo quanto riferito anche da alcuni testimoni.

Sul processo Ruby Ter pesa la morte prematura della modella Imane Fadil, che aveva già parlato con i magistrati milanesi prima dell'inizio delle udienze. Una morte che gli investigatori hanno già "archiviato" come avvenuta per cause naturali, sebbene con un'agonia di circa un mese all'Humanitas senza che i medici fossero riusciti a capire cosa avesse. Tanto che, sulle prime, non venne escluso l'avvelenamento, ipotesi che la stessa Fadil aveva riferito, ancora in vita, al fratello e al suo avvocato.

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E l'idea che Berlusconi abbia "comprato" il slienzio delle ragazze è stata corroborata, in udienza, anche dallo stesso Chiesa Soprani, che ha riferito d'averlo sentito da Marysthell Polanco, la quale - è ancora l'agente a spiegarlo ai magistrati - è disposta a venire a sua volta in aula per "dire la sua verità". Durante l'udienza, ad un certo punto, i giudici hanno deciso di fare proseguire Chiesa Soprani affiancato da un avvocato, per via di alcune sue dichiarazioni che potevano essere "auto indizianti", quando il teste ha raccontato dei suoi tentativi di diventare autore di Mediaset raccontando di "sapere" ciò che accadeva ad Arcore. E poiché questo potrebbe rappresentare istigazione alla corruzione oppure tentata estorsione, i giudici hanno stabilito di affiancare a Chiesa Soprani un avvocato per il seguito dell'udienza.

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