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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Silvia Romano agli amici: «Non arrabbiatevi per difendermi. Grazie a tutti, anche a chi è stato vicino ai miei»

La cooperante ha scritto un lungo post su Facebook per ringraziare gli amici: «Sentivo che avreste guardato il mio sorriso e non l'abito»

«Non arrabbiatevi per difendermi, il peggio è passato, godiamoci questo momento insieme». E' una delle frasi contenute in un post su Facebook, visibile solo ai suoi amici, scritto da Silvia Romano, la cooperante milanese da poco liberata dopo un rapimento durato un anno e mezzo. La liberazione di Silvia Romano, 24 anni, e il suo arrivo in Italia hanno suscitato indicibili e anche violente polemiche (c'è un'indagine in corso sulle minacce via social network, e la prefettura ha valutato l'ipotesi di sottoporre la ragazza a una tutela speciale), che investono due ordini di questioni: l'eventualità del pagamento di un riscatto e la conversione all'Islam.

«Ho sempre seguito il cuore e quello non tradirà mai. Vi abbraccio tutti virutalmente, forte. E spero di farlo presto dal vivo. Vi voglio bene», ha scritto Silvia Romano su Facebook rivolgendosi e ringraziando tutti gli amici e le amiche «che mi sono stati vicini con il cuore in questo lungo tempo» ringraziando tutti, anche «chi non era un amico, ma un conoscente o uno sconosciuto e mi ha dedicato un pensiero», così come «tutti coloro che hanno supportato i miei genitori e mia sorella in modo così speciale e inaspettato: scoprire quanto affetto gli avete dimostrato per me è stato ed è solo motivo di gioia, sono stati forti anche grazie a voi e io sono immensamente grata per questo».

«Non vedevo l'ora di scendere da quell'aereo perché per me contava solo riabbracciare le persone più importanti della ia vita, sentire ancora il loro calore e dirgli quanto le amassi nonostante il mio vestito», ha scritto ancora Silvia Romano riferendosi all'abito indossato: «Sentivo che loro e voi avreste guardato il mio sorriso e avreste gioito insieme a me perché alla fine io sono viva e sono qui. Sono felice perché ho ritrovato i miei cari ancora in piedi, grazie a Dio, nonostante il loro grande dolore. Perché ho ritrovato voi, tutti voi, pronti a riabbracciarmi».

Il rapimento di Silvia Romano, la conversione e le polemiche

Rapita da un gruppo criminale nel villaggio di Chacama, in Kenya, del quale tre uomini sono stati poi arrestati, Silvia Romano è stata "venduta" al gruppo terrorista di Al-Shabaab, attivo in Somalia, che l'ha tenuta in ostaggio per un anno e mezzo con cinque o sei cambi di nascondiglio. Durante questo periodo Silvia Romano si è convertita all'Islam, adottando il nome di Aisha, ed è tornata in Italia con un jilbab verde che ha scatenato polemiche fortissime tra chi sottolinea che si tratta di un abito "da passeggio" in uso alle donne islamiche della zona kenyota e somala e chi, invece, afferma che sarebbe più una "divisa jihadista" per le donne, imposta dagli integralisti.

La conversione in sé, poi, è stata argomento di feroci discussioni, tra chi propende per una azione forzata (ma Silvia Romano ha precisatto che si è trattato di una libera scelta), chi lancia l'ipotesi della sindrome di Stoccolma e chi preferisce parlare di possibile "metodo di sopravvivenza" in un ambiente di integralisti islamici maschi. A livello politico è stata agguerrita soprattutto la Lega. Alessandro Morelli, deputato e capogruppo a Palazzo Marino, ha postato la foto di Silvia prima e dopo il rapimento (con evidente differenza sul vestiario) e ha scritto: «Liberata?». E' andato oltre il suo collega a Montecitorio Alessandro Pagano, che nell'aula della Camera dei Deputati l'ha definita «neo terrorista». Polemiche anche sul riscatto, che pressoché tutti danno per scontato sia stato versato (si dice dai due ai quattro milioni di euro), sottolineando che la linea dell'Italia in caso di rapimenti internazionali è sempre stata quella di contrattare coi sequestratori, anche se il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha affermato che non gli risulta un pagamento.

L'ordine degli psicologi della Lombardia, dopo gli attacchi sui social, sui giornali e da parte di alcuni politici, ha deciso di prendere una durissima posizione per invitare tutti al silenzio: «Silvia è la vittima di un rapimento, un evento traumatico estremo. La nostra comunità professionale sottolinea l’importanza di rispettare, anche con un opportuno silenzio, il momento che Silvia sta attraversando. Gli attacchi mediatici di questi giorni rappresentano un pericolo grave per il suo benessere e la concreta possibilità di contribuire ad un ulteriore trauma sul trauma», hanno scritto gli psicologi sui loro canali social. Eppure, ancora nelle ultime ore le minacce sono proseguite: cocci di bottiglia sono stati trovati sul balcone di una vicina di casa, al Casoretto, probabilmente lanciati dalla strada.

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