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Milano, oltre 16 milioni di euro spesi dal comune per dare lavoro a 118 richiedenti asilo

Le cifre diffuse dalla consigliera Silvia Sardone, che aveva presentato un'interrogazione

Oltre 16 milioni di euro in tre anni: 16 milioni e 156mila euro, per l'esattezza. La media, più o meno precisa, di 137mila euro a persona. È quanto ha speso - di soldi statali - il comune di Milano dal 2016 al 2019 per la gestione dei centri Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, e per trovare lavoro agli ospiti delle strutture. 

A renderlo noto è la consigliera comunale della Lega, Silvia Sardone, che ha presentato nei giorni scorsi una interrogazione a palazzo Marino per avere accesso ai numeri. Nel 2017 sono stati investiti 5 milioni e 472mila euro, 5 milioni e 142mila l'anno dopo e 5 milioni e 542mila nel 2019. Per ogni anno sono stati rispettivamente assunti "al termine dei progetti di inserimento lavorativo" 36, 43 e 39 persone, per un totale di 118 persone.

Foto - I fondi spesi

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“Il modello Sprar, presentato dalla sinistra come fiore all’occhiello dell’accoglienza e dell’integrazione, continua a dimostrarsi un grande buco nell’acqua a Milano - il commento, lapidario della Sardone -. È davvero assurdo che su oltre 1.200 richiedenti asilo ospitati negli Sprar di Milano solo un decimo abbia trovato lavoro". 

Chiaramente diversa la posizione di palazzo Marino, che a giugno 2019 - con un comunicato ufficiale - aveva fatto sapere di aver richiesto di "proseguire l'accoglienza Sprar" dopo il decreto sicurezza firmato da Matteo Salvini, all'epoca ministro dell'Interno. 

“Il sistema milanese di accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, che negli anni ha dimostrato di poter essere un modello virtuoso per tutto il Paese, – aveva l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino – viene messo in difficoltà per il silenzio colpevole del Ministero dell’Interno che, dopo aver approvato un decreto sicurezza che di fatto cancellava lo Sprar, ha omesso di definire le nuove regole, abbandonando gli enti locali in un limbo di incertezze e costringendoli a non chiudere i grandi centri dove si rischia di fare male integrazione". 

"Il ministro Salvini vuole i migranti col cappellino in giro per la città a fare l’elemosina. Il suo - aveva concluso - è un disegno politico chiaro e lucido: meno integrazione produce maggiore sensazione di insicurezza. Un disegno politico dannosissimo”.
 

Foto - Il numero degli assunti

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