Un fine estate finalmente dolce per il nostro primo cittadino, che sembra sempre essere al centro di scandali più o meno grandi e di problemi.

Il giudice per le indagini preliminari ha infatti accolto la richiesta di archiviazione per le accuse di abuso d'ufficio contestate alla Moratti e ad alcuni membri del suo staff. Il magistrato ci ha però tenuto a sottolineare che anche se non si ravvisano gli estremi del reato, il comportamento del nostro primo cittadino è comunque "censurabile".

Ed è proprio su questo concetto che mi vorrei soffermare. Posto che non sono del tutto convinta che il reato non ci sia, ma piuttosto che manchino gli elementi di prova per dimostrarlo in tribunale, il fatto che il comportamento della Moratti sia "censurabile" non è motivo sufficiente per dimettersi? Assumere amici di amici e parenti a spese dei contribuenti, anche se non è un reato, non è comunque vergognoso?

Abbiamo proprio bisogno che la magistratura ci dica che il sindaco è colpevole per guidicarne il suo operato?

Purtroppo la politica è un mestiere "sporco" e chi lo intraprende dovrebbe essere sempre al di sopra di qualsiasi sospetto: un politico deve essere "eccessivamente" onesto (più di un "normale" cittadino), per evitare che il suo operato sia macchiato dalla benché minima ombra.

E' notizia di questi giorni che il governatore di New York Patterson potrebbe doversi dimettere dalla sua carica per aver accettato alcuni biglietti gratuiti per la World Series dell'anno scorso (le partite conclusive del campionato americano di baseball): la legge americana vieta infatti di accettare qualsiasi omaggio; Patterson se li doveva comprare i biglietti per vedere gli Yankees!

Conclusione: un governatore rischia il posto per 2 biglietti di una partita di baseball e la Moratti non si dimette per aver assunto amici di amici e di averli stipendiati con soldi nostri…(anche se non fosse un reato, ripeto, è sicuramente un pessimo comportamento).

Che paese siamo? Che paese vogliamo diventare di questo passo?

Nel frattempo…Buona città!
S.