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Cronaca

È guerra tra cinghiali e coltivatori, la Regione dà il suo via libera: "Si potranno uccidere"

I coltivatori che hanno subito danni potranno abbattere i cinghiali. Ecco la novità

È guerra tra cinghiali e coltivatori. E nei giorni scorsi Regione Lombardia ha approvato una delibera che permetterà agli agricoltori provvisti di licenza di abbattere i cinghiali durante tutto il corso dell'anno. Potranno fare "attività di contenimento", prerogativa che finora era riservata alla polizia provinciale e ai cacciatori.

Il via libera arriva mentre i cinghiali si sono moltiplicati in tutta Italia. "La decisione — precisa il presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini — arriva dopo un percorso iniziato un anno fa, durante il quale abbiamo chiesto che agli imprenditori agricoli abilitati fosse concesso di poter abbattere questi animali anche al di fuori del periodo di caccia. Una misura che oggi raggiungiamo grazie alla proposta dell’assessore all’agricoltura, Fabio Rolfi, e al confronto con il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana".

Secondo i dati resi noti da Coldiretti in Lombardia — nel quinquennio 2013/2018 — i cinghiali hanno causato danni alle colture agricole per quasi 1,7 milioni di euro, somma erogata dalla Regione. Non solo: hanno provocato anche 384 sinistri stradali che sono costati oltre 600mila euro alle casse regionali.

La procedura

Nel provvedimento della Lombardia – spiega la Coldiretti — si riconosce nella sostanza la possibilità da parte dei proprietari e conduttori di terreni agricoli di esercitare una facoltà di legittima difesa in presenza di minime condizioni. Tra i requisiti – continua l'associazione — si ritiene in particolare l’accertamento di danni alle colture nei 6 mesi antecedenti la data di presentazione della domanda di autorizzazione che ha la durata di 12 mesi; la titolarità di licenza di porto di fucile e la abilitazione alla caccia di selezione nel caso di ricorso a particolari modalità.

Gli abbattimenti devono avvenire in condizione di sicurezza attraverso la comunicazione preventiva agli organi di polizia competenti oltre che di compatibilità ambientale. Tradotto? È vietato intervenire nelle aree protette, ma è anche previsto un sistema di tracciabilità per garantire il monitoraggio e il controllo sanitario.
 

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