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Cronaca Porta Venezia / Viale Città di Fiume

Aggredito con l'acido, «mi ricattava e mi faceva prostituire»

Le prime dichiarazioni dell'uomo fermato per l'aggressione con una sostanza a base di acido a Milano, nel pomeriggio del 6 luglio

C'è forse una relazione sessuale con ricatto alla base dell'aggressione con liquido a base di acido subìta da un architetto di 43 anni a Milano, nel pomeriggio del 6 luglio, all'ingresso dei Giardini Pubblici in viale Città di Fiume (Bastioni di Porta Venezia). L'autore è un cittadino brasiliano di 28 anni, catturato dagli agenti della squadra mobile su indicazione dello stesso 43enne, frattanto ricoverato al Niguarda con quaranta giorni di prognosi per ustioni sul 15% del corpo, soprattutto al volto e sul collo.

Il brasiliano è stato rintracciato nella tarda notte, verso le cinque, in un domicilio a lui riconducibile, non lontano dal luogo dell'aggressione ma non nello stesso quartiere. I due avevano un appuntamento e il possesso della sostanza acida fa supporre che vi sia stata premeditazione o quantomeno che l'incontro non dovesse essere propriamente pacifico. 

Milano, uomo aggredito con l'acido - Foto © Gemme

L'aggressore, accusato di lesioni gravissime, ha ammesso il gesto. E ha aggiunto di avere acquistato la bottiglia di acido in un supermercato quella stessa mattina. Non ancora interrogato dal pm Isidoro Palma, che conduce l'inchiesta, dalle prime dichiarazioni che ha rilasciato sembrerebbe che i due avessero una relazione ma anche che l'architetto (che vive a Treviglio, in provincia di Bergamo) lo ricattasse minacciandolo di diffondere alcune fotografie hard. E che, in cambio del silenzio, lo facesse prostituire.

Questo è soltanto ciò che sulle prime ha dichiarato il brasiliano. Naturalmente gli investigatori devono ancora vagliare la sua versione.

Il precedente: ricatti a una coppia di teenagers

L'architetto trevigliese, nel 2012, è stato condannato a tre anni di reclusione in appello per calunnia aggravata, ingiurie e diffamazioni aggravate per fatti dell'estate 2006, quando il professionista aveva poco più di trent'anni ed era insegnante di informatica ed educazione artistica. Si occupava anche dei disegni delle sculture del Bucintoro, storica nave dei dogi di Venezia in corso di rifacimento. E, motivando l'interesse proprio con la necessità di questi disegni, ha chiesto ad un vicino di casa 19enne di posare nudo per alcune fotografie, convincendolo.

In realtà s'era invaghito di lui: e così ha orchestrato un piano per rompere la relazione che il giovane aveva intrapreso con una ragazza di 17 anni. Dapprima ha confezionato fotomontaggi che ritraevano il ragazzo in rapporti omosessuali e li ha inviati alla ragazza, sperando di portarla a lasciarlo. Ma senza successo. Allora ha inviato lettere anonime alla scuola di lei, in cui la giovanissima era accusata di spacciare droga all'interno dell'istituto.

Il preside, verificata l'infondatezza dell'accusa, ha avvertito i familiari. Nel frattempo, terza parte del piano, sono comparsi, a Treviglio, volantini con immagini hard nei parcheggi della cittadina. Le famiglie hanno allora presentato denuncia e in breve si è arrivati al professionista, nel cui computer sono state trovate prove schiaccianti: era stato lui. In primo grado l'uomo è stato condannato a una pena più pesante, poi ridotta ai tre anni dell'appello perché frattanto si erano prescritte le molestie. 

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