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Cronaca

Minacce, richieste di denaro e promesse mai mantenute: il mondo dei modelli bambini

A denunciare tutto è una mamma che ha iscritto il proprio figlio sul sito di un'agenzia di moda

Colloqui - o forse sarebbe il caso di chiamarli casting - nei quali il candidato deve pagare quasi 200 euro. Bugie e promesse mai mantenute, e soprattutto foto di bambini piccolissimi gettate in pasto al web, senza alcuna garanzia che queste immagini non finiscano nelle mani sbagliate. E' la triste realtà del mondo dei bimbi modelli, raccontata sulle pagine di Il Giorno, che ha sentito alcuni genitori vittime di quello che sembra essere un vero e proprio sistema.

A denunciare tutto è una mamma che racconta di aver iscritto il proprio figlio sul sito di un'agenzia di moda in centro a Milano, tanto per giocare. Dopo l'inserimento ha subito ricevuto un primo messaggio: «Vi informiamo che online (con riserva di vederla dal vivo) abbiamo selezionato vostro figlio per l’inserimento in alcuni lavori urgenti. Chiediamo di contattarci quanto prima per un appuntamento». Dopo questo messaggio, è stata l'agenzia a telefonarla, di domenica, spiegando che avevano urgente bisogno di un bambino come il suo per una pubblicità di due grandi marchi di prodotti per l’infanzia.

Il giorno dopo la donna si presenta nella sede dell'agenzia insieme al piccolo di pochi mesi e per prima cosa le fanno pagare 190 euro. «Sono stata accolta - racconta - in un locale pieno di fumo da un signore che teneva un mozzicone ancora acceso. Mi assicurarono che mio figlio avrebbe lavorato perché aveva caratteristiche perfette. Io, presa alla sprovvista, ho pagato: hanno fatto due foto al bimbo e me le hanno consegnate in un cd».

Solo poco dopo la donna capisce: «Mi è stato chiaro che ero stata imbrogliata quando ho guardato le due foto sul cd e i contratti. Le prime erano pessime, nei secondo a fronte del prezzo di iscrizione non si dava nessuna garanzia, anzi si diceva che ogni promessa che era stata fatta non era valida e le foto di mio figlio sarebbero state messe on-line. L’agenzia declinava ogni responsabilità di uso illecito di queste immagini da parte degli utenti. Scrissi all’agenzia dicendo di togliere le foto di mio figlio da Internet. Poi scrissi ai brand che mi erano stati menzionati per chiedere se era vero che collaboravano con questa agenzia».

Le risposte, riferisce la donna al quotidiano, non si sono fatte attendere. «Dall’agenzia mi hanno chiamato subito, minacciandomi pesantemente: “Lei non è nessuno, stia attenta, noi siamo un colosso. Se ci denuncia noi in tribunale la distruggiamo”. I brand invece hanno negato di avere affidato casting di reclutamento a quell’agenzia, assicurandomi che avrebbero mandato una diffida».

«Non sono tanto i soldi o la presa in giro a lasciarmi amareggiata – racconta Sara – quanto il fatto che dietro di me quel giorno c’erano altre sette mamme con neonati. A una di loro, uscendo, ho chiesto se sapeva che avrebbe dovuto pagare per iscriversi: lei è sbiancata».

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