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Cronaca

Arco della Pace devastato dai botti e da "novelli" Picasso

Colpito un rosone durante i festeggiamenti di fine anno. Risultato: migliaia di euro per il restauro. E novelli "Picasso" avevano deturpato le mura. Unica soluzione il recinto?

Il bollettino dei feriti e morti di capodanno anche quest’anno, puntuale come un orologio, è arrivato dando le soliti triste comunicazioni. Sono rimaste inascoltate le tante richieste di passare un capodanno senza botti.

Le preoccupazioni erano tante: il rumore generato dai vari petardi & co. può arrecare danno, grave, ai nostri compagni di vita a quattro zampe, ai bambini piccoli, mentre l’esplosione genera i numeri che tutti abbiamo letto in questi giorni.

Altro danno, meno approfondito, sicuramente meno grave rispetto ad una vita spezzata, è quello provocato dai soliti furbi che decidono di dar sfogo alla loro voglia di sparare, prendendo di mira monumenti storici. E’ il caso dell’Arco della Pace, uno dei simboli della nostra città.

Durante i festeggiamenti della mezzanotte, essendoci poco spazio da quelle parti (!) qualcuno ha ben deciso di piazzare il suo arsenale sotto l’arco e dare fuoco. Risultato? Qualche grassa risata da parte dello stolto autore e dei suoi amici e «alcune schegge hanno colpito un rosone di una delle volte laterali, provocando il distacco delle parti più delicate della facciata». In seguito ad un sopralluogo avvenuto il giorno seguente, sono stati evidenziati i danni e deciso per un restauro.

Restauro che magari provvederà anche a cancellare i segni dei novelli Picasso che, entusiasti della mostra di palazzo reale, hanno deciso di imbrattare con le loro vernici anche i muri, lasciando la loro firma affinchè i posteri possano riconoscere le gesta di tanta idiozia, ignoranza ed inciviltà.

A seguito di tutto questo è ritornata alla ribalta la richiesta fatta dalla sovrintendenza di recintare tutto l’arco: una soluzione giustificata per salvaguardare il monumento ed evitare, dulcis in fundo, anche le scalate notturne da parte dei nostri concittadini che meno di altri hanno beneficiato dell’evoluzione darwiniana.

Il recinto pensato per evitare altre inutili offese ad un luogo che dovrebbe meritare non solo l’ammirazione di turisti e milanesi, ma anche e soprattutto il rispetto di tutti quanti, sembrerebbe una soluzione. Riaprire lo zoo e chiudere in un recinto gli autori di quanto sopra, potrebbe essere un’idea.

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