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Cronaca

"È una scimmia, le metto il veleno": fermati i genitori che volevano ammazzare la figlioletta

In manette due giovani egiziani di 29 anni, genitori di cinque figli: arrestati prima di fuggire

All'inizio ha detto che era caduta dal divano. Poi, quando ha capito che i medici cominciavano a sospettare di lui, ha cambiato racconto e ha spiegato che la piccola era scivolata dal letto. Versioni tutte false, inventate, che non hanno retto. Perché quelle ferite la bimba non se le era procurate cadendo. A farle male, a romperle letteralmente le ossa, erano state le due persone che avrebbero dovuto prendersi cura di lei e difenderla: i suoi genitori. 

Un uomo e una donna di ventinove anni, due egiziani con regolare permesso di soggiorno e in Italia da quasi dieci anni, sono stati fermati venerdì scorso dalla polizia locale di Milano con le accuse di lesioni gravi e maltrattamenti in famiglia sulla figlia di quasi quattro anni. 

Il ricovero in ospedale col braccio rotto

I fari degli investigatori sui due, che hanno altri quattro figli, si sono accesi il 17 maggio, quando dal Fatebenefratelli hanno avvisato il tribunale che due giorni prima era stata ricoverata una bimba che presentava una frattura scomposta al braccio con calcificazione ossea, il che lasciava pensare che la ferita fosse di tre o quattro settimane prima. Gli esami medici hanno poi evidenziato anche altre fratture multiple di mesi precedenti, che i due genitori non hanno saputo giustificare in nessun modo. 

A quel punto, gli agenti dell'unità tutela donne e minori - guidati dal commissario Silvia Terrana - hanno messo sotto controllo i cellulari dei due, che vivevano in una casa occupata nella periferia nord ovest della città. 

"Io odio la scimmia"

Così i ghisa hanno scoperto che dietro la facciata di famiglia normale - il papà continuava a fare visita alla piccola in ospedale - si nascondeva un dramma che con ogni probabilità andava avanti dal momento in cui era nata la bimba, con alcuni problemi cognitivi e che spesso veniva mandata all'asilo con i vestiti sporchi addosso o senza pranzo. 

A restituire l'orrore sono state proprio le parole della 29enne."Sono stanca, mi conosci, annegherò lei e la picchierò di continuo. Faccio finta di darle da mangiare, ma la pizzico", diceva la 29enne al telefono senza sapere di essere intercettata. E ancora: "Odio mia figlia e ho un rifiuto per lei", con il marito che le rispondeva "allora la uccido". 

"Posso anche io - le parole della madre -, metto il veleno dentro il suo mangiare. Ho fatto cose bruttissime che non puoi immaginare alla scimmia", nome con cui la piccola veniva regolarmente chiamata dai due genitori. "La scimmia è un grosso problema", ripeteva la ragazza, con il padre che si limitava a dire: "La uccido. 

Il piano per ucciderla in ospedale 

E uccidere la bimba era proprio il piano dei due genitori, che avrebbero voluto provarci anche mentre la vittima era in ospedale. "Se vado in ospedale la mangio viva, non sopporto la su voce...brutta scimmia, scimmia... sei una grande me...! Mi ha stancato tantissimo questa scimmia", le folli parole della donna, che poi incitava suo marito: "Portala in bagno ora e strangola subito. Chiudi il suo naso così non respirerà più e falla finita".

Ma a vegliare sulla bimba c'erano già gli agenti dell'unità investigativa della Locale, coordinata dal commissario Luca Zenobio, che hanno raccolto in due settimane elementi per chiedere al tribunale di Milano un provvedimento di fermo. 

Fermati sul bus a Malpensa

Dare la caccia ai due non è stato facile. I genitori, infatti, una volta capito di essere nel mirino, hanno iniziato a usare sempre meno il cellulare, hanno scelto di muoversi con i mezzi pubblici e hanno fatto dei biglietti per l'Egitto che poi non hanno usato, probabilmente nel tentativo di sviare gli investigatori, dopo aver cercato di portare via dall'ospedale la piccola.

Venerdì mattina, però, a Malpensa ci stavano andando davvero. I ghisa li hanno fermati mentre salivano su uno shuttle in partenza da Centrale con gli altri quattro figli, due bimbi e due bimbe tra un anno e mezzo e otto anni. Lui, che di lavoro fa il muratore, si è limitato a dire: "Vado di fretta, perché perdiamo l'aereo". 

Sull'aereo non ci sono mai arrivati e sono stati portati in carcere a San Vittore. La bimba e gli altri quattro bimbi - e non è escluso che anche loro siano stati maltrattati - sono stati sottratti alla potestà genitoriale e messi in una comunità protetta. 
 

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