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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Comasina / Piazza Pietro Gasparri

Il pentito fa i nomi dei clienti: i calabresi, nonna Rosa, sangue blu e quei 200 chili di cocaina

In manette nove persone, incastrate dalla dichiarazione di un pentito e dalla Squadra Mobile

Ha fatto nomi e cognomi. Ha svelato alcuni dei segreti su quelle piazze di spaccio che lui stesso ha a lungo alimentato. Ha spiegato come ha fatto a diventare - per dirlo con le parole di uno degli investigatori - "uno dei più grandi trafficanti milanesi di cocaina degli ultimi dieci anni". E ha fornito tutti i dettagli che poteva sulla quantità di "coca" che è riuscito a muovere in cinque anni, tirando in ballo i vecchi complici e anche se stesso per convincere che - come si legge nell'ordinanza firmata dal Gip Anna Calabri - ha preso coscienza "dell'ormai indifferibile necessità di cambiare vita". 

A voler cambiare vita, a pentirsi, è stato Laurence Rossi, milanese di quarantadue anni finito praticamente in tutte le ultime grandi inchieste sullo spaccio di droga a Milano, dall'indagine Old story eden - trentatré arresti, lui era stato trovato ad aprile 2017 in una villa bunker a Seregno -, all'operazione "Red carpet" sul giro di "coca" tra Comasina e Bruzzano in cui era rimasto coinvolto anche un vecchio poliziotto del commissariato, a libro paga di Rossi. 

L'ex re di Comasina e i clienti 

Un Rossi che, però, adesso - in realtà già da un paio di anni - ha "cambiato vita": si è pentito, sta parlando coi magistrati, sta raccontando. E, indirettamente, sta trascinando in cella tutti quelli che in passato hanno fatto affari con l'ex re di Comasina, che poi - insieme a un socio dal cognome importante - aveva venduto la sua piazza di spaccio per 200mila euro, semplicemente dando ai nuovi gestori il "Nokietto" su cui erano appuntati i nomi di oltre cento clienti. 

Ma di nomi Laurence Rossi ne sa tanti, davvero tanti. Gli ultimi che ha svelato agli agenti della sezione Antidroga della Squadra Mobile di Milano, coordinati dal dirigente Domenico Balsamo, sono quelli di nove persone - tre gruppi distinti - a cui in circa cinque anni ha venduto quasi duecento chili di cocaina. Su quei nomi e cognomi i poliziotti hanno cercato e trovato riscontri, che sono poi confluiti in un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Dda meneghina. 

Gli ex clienti del pentito

In cella sono finiti Antonio Mazzitelli e Maurizio Campesi - entrambi calabresi ed entrambi gestori di una piazza di spaccio a Bollate -, Michele Antonino e Rosanna Pitino - il capo e la "nonna" della piccola Scampia di Bollate - e Nicholas Ghizzardi, Davide Graziano e i fratelli Viotti, Claudio e Yari, gli ultimi tre diventati "famosi" come i tre uomini "con la maschera" che nel 2015 in meno di un anno aveva rapinato oltre venti banche, arrivando quasi a uccidere un carabiniere. 

A loro, a tutti loro, Laurence Rossi vendeva la cocaina, tanta, tanta cocaina. A Mazzitelli e Campesi, stando alle dichiarazioni del pentito, tra il 2012 e il 2017 avrebbe ceduto oltre centoventi chili di cocaina, che poi i due avrebbero spacchettato in "pezzi" da circa cinquanta grammi da consegnare ai pusher di strada. 

Al gruppo di "nonna Rosa", invece, sarebbero finiti più di undici chili di "bianca", che veniva poi venduta dalla stessa 60enne nel suo appartamento in via Turati a Bollate, in quello che è considerato da investigatori e inquirenti una sorta di fortino della droga. Viotti, Ghizzardi e Graziano avrebbero invece trattato una quarantina di chili di cocaina in due anni, comprati proprio con i soldi ottenuti con le rapine messe a segno poco prima e venduti nella piazza di Comasina. 

Preso anche "Sangue blu"

Sette dei nove destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare erano già in carcere, per due di loro invece la libertà è finita lunedì. Campesi è stato preso nella sua Vibo, mentre Ghizzardi - uno del gruppo dei giovani - è stato bloccato nella "sua" Comasina. 

Quando gli agenti lo hanno fermato, non hanno potuto non notare che sul suo collo era apparso un tatuaggio che fino a qualche mese fa non c'era: tre croci praticamente identiche a quelle di "Sangue blu", il "rampollo" di Gomorra a capo di uno storico clan di Napoli. 

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