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Cronaca

Sgominata la "Banda delle bosniache" in metropolitana

Giovanissime - la più piccola ha 12 anni - aspettavano dei bambini per evitare guai con la legge. "Pizzicate" mentre cercavano di rubare un portafogli

E' stata soprannominata la banda delle “bosniache”, per la nazionalità delle donne che sono solite aggirarsi in alcuni mezzanini della metropolitana per tentare di mettere a punto furti, scippi e borseggi a danno di milanesi e turisti.

Le “bosniache”, quasi tutte ventenni – la più giovane ha addirittura 12 anni – hanno come caratteristica quella di “agire” in stato di gravidanza, in modo da poter beneficiare di misure cautelari meno stringenti sotto il profilo della libertà personale, così come prevede la legge. Un tentativo di scippo da parte delle “bosniache” in zona Duomo è stato sventato domenica pomeriggio dalla polizia locale.

Erano le 15.10, quando due agenti in abiti civili dell’Unità prevenzione reati predatori, in servizio nel mezzanino della linea gialla Duomo, hanno notato tre donne che si aggiravano con fare sospetto lungo la banchina del treno diretto a Comasina.

Gli uomini della polizia locale hanno continuato a tenere d’occhio le tre ragazze e, non appena la più giovane – una ragazzina di 12 anni – ha cercato di rubare un portafoglio dalla borsa di una passeggera in attesa della metropolitana, hanno fatto scattare il blitz che ha portato all’arresto di due donne.

Per le due maggiorenni di 18 e 22 anni, entrambe in stato di gravidanza, l’accusa è di furto pluriaggravato con destrezza. Portate alla Mangiagalli per i necessari accertamenti medici, dopo le dimissioni dall’ospedale le due donne sono state tradotte nelle camere di sicurezza della Questura, in attesa dell’udienza di convalida degli arresti disposti dal pm di turno, dottoressa Maria Letizia Mocciaro, che ha coordinato le indagini in collaborazione con la Polizia locale.

Il Tribunale ha disposto due condanne: la ragazza incinta di 2 mesi dovrà scontare 6 mesi di carcere a San Vittore, mentre la compagna incinta di 5 mesi è stata condannata agli arresti domiciliari per 6 mesi. La minorenne, invece, che non è in stato di gravidanza, è stata data in affidamento ai familiari. 

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