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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Bovisasca / Via Dante Chiasserini

Montagne di rifiuti e soldi: presa la "cricca" delle discariche dopo il rogo di via Chiasserini

Otto persone in manette. A Milano gestivano la discarica, andata a fuoco, di via Chiasserini

Ad ottobre dello scorso anno, dopo l'inferno di via Chiasserini, avevano continuato i loro affari come se nulla fosse successo. Avevano dovuto rinunciare al capannone di Milano, ma erano andati avanti con gli altri "lavori" in giro per il Nord Italia.

Anche perché in fondo - la riflessione di investigatori e inquirenti - erano "specialisti del settore" e trasformare l'immondizia in soldi era tra le cose che sapevano fare meglio. 

Traffico di rifiuti: 12 arresti

Ed è quello che hanno fatto fino a martedì mattina, quando la Squadra Mobile di Milano - guidata dal dirigente Lorenzo Bucossi - ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare che ha portato otto persone in carcere e quattro ai domiciliari con le accuse, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, gestione dei rifiuti non autorizzata, realizzazione di discariche abusive, intestazione fittizia di beni e calunnia. 

I dodici, stando a quanto accertato dalle indagini dei carabinieri del Noe e della polizia, sono tutti imprenditori e autotrasportatori in qualche modo legati alla discarica abusiva di via Chiasserini, la stessa che la sera del 14 ottobre era stata distrutta da un devastante incendio che aveva fatto scattare l'allarme inquinamento sotto la Madonnina. 

Video | Lo spaventoso rogo in via Chiasserini

La cricca dei rifiuti: i nomi degli arrestati

In cella sono finiti Aldo Bosina - il titolare di Ipb Italia Srl, la società che aveva in gestione il capannone della Bovisasca e che aveva trasformato quello stesso sito in una discarica abusiva -, Mauro Zonca, amministratore di diritto dell'azienda -, Giancarlo Galletti, direttore dello stabilimento.

E ancora: Pietro Ventrone - un casertano titolare della Wastesolution, una sorta di azienda "broker" del mondo dei rifiuti -, l'autista Valentino Bosini e Massimo Sanfilippo e Colombo Joskwa, altri due imprenditori amministratori di società del settore. 

Sono state invece messe ai domiciliari altre quattro persone, tra cui il fratello di Ventrone, che risulta titolare di una società di trasporti utilizzata proprio per "muovere" gli enormi carichi di rifiuti. 

Incendio discarica in via Chiasserini

L'incendio in via Chiasserini e le indagini 

Le indagini della polizia e del Noe erano partite proprio la notte del 14 ottobre, quando la discarica di via Chiasserini era andata a fuoco. 

Per domare le fiamme - ha raccontato la pm Alessandra Dolci, capo della Dda - era stato necessario l'intervento di 172 equipaggi dei pompieri, che avevano lavorato quasi per quindici giorni, anche per scongiurare il rischio diossina

Da quel rogo, senza ombra di dubbio doloso, gli investigatori hanno iniziato il loro lavoro e sono arrivati alla Ipb Italia Srl, che aveva preso il capannone in gestione dalla Ipb, assolutamente estranea a ogni vicenda. 

La montagna di rifiuti alta 5 metri 

Nelle fiamme quella notte erano andate in fumo 13mila tonnellate di rifiuti illegali - quasi tutta plastica -, che lì in realtà non dovevano esserci. Quell'immondizia, che era nascosta da tre container sistemati in verticale, avrebbe creato una montagna di rifiuti alta cinque metri se distribuita su un intero campo di calcio. 

Il "modus operandi" degli arrestati era semplicissimo. La Ipb Italia Srl si rivolgeva a delle aziende che trattano rifiuti e stipulava contratti per il loro trattamento, con un pagamento che di solito si aggira attorno ai 150 euro per ogni tonnellata "ricevuta". 

Quella stessa immondizia, poi, veniva stipata in capannoni abusivi - oltre quello di Milano l'aziende ne aveva altri tre, sequestrati, a Fossalta di Pieve, Verona e Meleti - e lì lasciata "marcire". 

In questo modo - ha spiegato la pm Donata Costa - i titolari della società evitavano di pagare il prezzo per il conferimento a un termovalorizzatore o a un'altra azienda, garantendosi così un guadagnato netto ed "esorbitante". 

La montagna di soldi 

Nei quattro mesi e mezzo di indagini, hanno accertato gli uomini della Mobile, nelle casse della Ipb Italia Srl sono entrati 1 milione e 86mila euro, tutti guadagnati illegalmente con 37mila tonnellate di rifiuti arrivati quasi interamente dal Sud Italia. 

Il 38% dell'immondizia trattata dalla ditta, infatti, era parte della classica raccolta urbana di Napoli e Salerno e a occuparsi del trasporto al Nord, attraverso delle finte bolle di accompagnamento, era una società di trasporti casertana di proprietà del fratello di un "intermediario" dell'immondizia. 

"Faremo il botto"

Una volta arrivati in Lombardia e in Veneto, poi, i rifiuti andavano a finire nei capannoni abusivi. E se dovevano essere fatti sparire - come successo in via Chiasserini, dove solo tre giorni prima delle fiamme c'era stata un'ispezione - venivano incendiati. 

"Hai sentito? Abbiamo finito", avrebbe detto uno degli arrestati a un suo conoscente subito dopo quel rogo. Tre giorni prima, invece, aveva pronunciato un'altra frase, quasi profetica: "Tutto bene, faremo il botto". 

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