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Cronaca Morimondo

Il bosco trasformato nel regno dei pusher: droga anche in cambio dei panini McDonald's

In manette sette uomini. Loro stessi offrivano droga ai clienti in cambio di piccoli favori

Quando i cani antidroga sono entrati lì per la prima volta sono letteralmente "impazziti". Da due anni, infatti, quell'angolo di parco era diventato il regno personale degli spacciatori, che avevano scavato più e più volte per nascondere chili e chili di droga. Quella stessa droga che gli aveva fruttato oltre mezzo milione di euro, che erano ormai pronti a portare via con sé. Purtroppo per loro, però, a bruciare ogni progetto di fuga ci hanno pensato i carabinieri, che al momento giusto li hanno bloccati. 

Sette uomini - sei cittadini marocchini e un ucraino, tutti tra i ventidue e i quaranta anni - sono stati fermati lunedì mattina dai militari della compagnia di Abbiategrasso con l'accusa di spaccio. La banda, stando a quanto accertato dagli investigatori, reggeva un grosso giro di cocaina ed eroina che venivano vendute al dettaglio in tre "postazioni" nascoste nei boschi tra Morimondo e Bubbiano. 

L'appuntamento al telefono per la droga

I sette - cinque irregolari, uno con permesso di soggiorno valido e un altro che avrebbe regolarizzato la sua posizione in settimana - erano strutturati e organizzati nei minimi dettagli. I clienti, infatti, venivano ricevuti soltanto su appuntamento, fissato rigorosamente a telefono, e ad accoglierli c'era sempre una vedetta, che poi entrava nel bosco a prendere la dose - confezionata al momento - e la consegnava personalmente all'acquirente. 

I sei marocchini - tutti parenti tra di loro - si occupavano quindi di recuperare la droga, nasconderla sempre nel bosco e di "dividerla" sul posto per venderla.

L'autista e il "baratto"

L'ucraino, invece, svolgeva il ruolo di autista: ogni mattina, verso le 11, andava a prendere gli "operai" e li accompagnava personalmente tra Morimondo e Bubbiano, prima di tornare in città a Milano.

Quando lui era impegnato o assente, gli stessi spacciatori chiedevano un passaggio ai clienti offrendo in cambio piccole dosi di droga. Una sorta di "baratto" che i pusher mettevano in pratica ance per procurarsi da mangiare durante le giornate di "lavoro" intenso: in cambio di panini del McDonald's, infatti, regalavano cocaina o eroina ai clienti più fedeli. 

In un giorno, hanno ricostruito i militari, la banda riusciva a servire oltre cinquanta persone - spesso in arrivo anche dalla Liguria e dal Piemonte per la qualità della droga - per un giro di soldi settimanale che superava i cinquemila euro. Nei due anni in cui hanno "lavorato" nel bosco vendendo l'eroina a 20 euro al grammo e la cocaina a 40, i sette sono quindi riusciti a portare a casa oltre mezzo milione di euro. 

Il piano per la fuga e l'arrivo dei parenti

E la loro intenzione, in effetti, era proprio di tornare a casa. Uno di loro, infatti, aveva già acquistato un biglietto aereo per il Marocco, mentre il resto del gruppo nei giorni scorsi aveva acquistato un'Audi A6 e un'Audi A4 che - insieme a una Mercedes serie C - sarebbero dovute servire per tornare in Patria. Una volta lì, poi, le macchine sarebbero state probabilmente vendute per ricavare altri soldi.

La piazza di spaccio, però, non sarebbe stata chiusa, perché - stando a quanto accertato dai carabinieri - altri due parenti erano già pronti a partire per l'Italia dal Marocco per venire a sostituire i familiari. 

La vita da "lavoratori"

Nella "base" della banda - un appartamento affittato regolarmente in via Marco d'Agrate a Milano dove vivevano cinque degli arrestati -, i militari hanno trovato ottomila euro in contanti, mentre le macchine sono state scoperte all'interno di un parcheggio coperto nel quale i pusher avevano noleggiato tre posti con un abbonamento mensile.

All'apparenza, infatti, gli spacciatori ci tenevano a presentarsi come normali lavoratori, tanto che ai loro vicini di casa - quando l'autista li "prelevava" - dicevano proprio che stavano andando al lavoro. Un lavoro che, però, è costato loro il carcere. 

I sei marocchini - l'ultimo dei quali è stato fermato a Pioltello - ora si trovano in cella a San Vittore, mentre l'ucraino - bloccato a Rosate - è nel penitenziario di Pavia. 
 

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