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Cronaca

“Due calabresi mi hanno minacciato, vogliono 50mila euro”: così Corona si è tradito da solo

Gli inquirenti hanno intercettato le telefonate di Corona: così è nata l'inchiesta

Si sarebbe tradito, quasi, con le sue stesse mani. Nonostante gli inquirenti stessero indagano su quello che sembrava - e sembra - a tutti gli effetti un “avvertimento”, lui avrebbe continuato a parlare tranquillamente al telefono. Fino a quando sono scattate, di nuovo, le manette. 

L'inchiesta della Dda di Milano che ha portato all'arresto di Fabrizio Corona e della sua collaboratrice Francesca Persi, titolare della “Atena Srl”, è nata da un'indagine su una tentata estorsione che vedeva come parte lesa lo stesso Corona.

Secondo quanto ricostruito dal gip Paolo Guidi nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, la notte del 16 agosto scorso poco lontano dalla casa milanese di Corona era scoppiato un ordigno che aveva distrutto i vetri delle finestre dell’appartamento dell’ex re dei fotografi. Agli agenti di polizia intervenuti sul posto, Corona aveva riferito "che nei giorni precedenti aveva incontrato nel vicino Corso Como due soggetti di origine calabrese" i quali "gli avevano chiesto di consegnargli la somma di denaro di euro cinquantamila". 

Due personaggi sospetti che, stando a quanto riferito da Corona ai poliziotti, "si erano anche presentati presso la palestra da lui frequentata pretendendo di nuovo la consegna di tale somma, a suo dire assolutamente non dovuta".

Da quel momento, dopo aver raccolto la denuncia, sono partite le intercettazioni telefoniche che - scrive il gip - hanno fatto emergere un “quadro di illeciti ascrivibili al Corona medesimo ed a Persi Francesca, persona di fiducia del primo e amministratrice della società Atena Srl".

Secondo l’inchiesta, la Persi - persona di fiducia di Corona - avrebbe gestito circa un milione e settecentomila euro che l’ex re dei paparazzi avrebbe guadagnato in nero con le serate in discoteca e che sono stati sequestrati pochi giorni fa dal tribunale. 

A Corona viene contestata anche la "professionalità nel reato", un istituto del diritto penale disciplinato dall'articolo 105 che prevede che l’accusato “viva abitualmente, anche in parte soltanto, dei proventi del reato”. Per i pm, insomma, Corona è un “delinquente professionale”

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