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Cronaca

Ente benefico crea finti collaboratori domestici: 6 arresti

A finire in manette il presidente, la sua segretaria e altre 4 membri dell'associazione che sarebbe coinvolta in un giro di false regolamentazioni. A far scoprire la truffa una rissa tra egiziani nata per il mancato ottenimento del permesso di soggiorno

Un'associazione nata come ente benefico, specializzato nell'assistenza agli immigrati, si è rivelata coinvolta in un giro di false regolarizzazioni. Sei membri del team dell'ente Pinoy Club, con sede a Milano e in altre città italiane, sono finiti in manette. Si tratta del presidente G. A. di 51 anni, della sua segretaria (ai domiciliari) e di altre 4 persone.

Nel dettaglio i fermati sono Massimiliano D. A. di 41 anni, ritenuto il contabile dell'attività illecita, Giuseppe G. di 44 anni, con precedenti, Luciano M. di 61, e due egiziani di 32 e 34 anni, entrambi di Milano, l'ultimo dei quali già in detenuto.

Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla permanenza illecita di clandestini sul territorio italiano, oltre alla contraffazione, al falso e alla ricettazione.

Grazie alla cosiddetta sanatoria per colf e badanti l'associazione potrebbe aver creato dal nulla migliaia di finti collaboratori domestici. I datori di lavoro che assumevano gli immigrati, infatti, sarebbero inesistenti. Le richieste arrivavano anche dalla Francia. Secondo quanto scoperto dagli investigatori del Commissariato Scalo Romana un egiziano era in contatto con un connazionale in Francia che convogliava nel Belpaese le domande di molti immigrati irregolari.

In particolare il contatto francese forniva, in un primo momento, il passaporto e la cifra pattuita per l'acconto, circa 2mila euro, quando il conto veniva saldato (6 o 7 mila euro la spesa complessiva per un permesso di soggiorno completo) i falsi collaboratori domestici venivano in Italia. Quello francese è solo un filone nella più ampia indagine condotta dalla polizia milanese.

Il giro di false regolarizzazioni è stato scoperto grazie a una rissa tra egiziani nata proprio per il mancato ottenimento di un permesso di soggiorno già pagato.

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