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Cronaca

Atm dice no agli immigrati in azienda: "pericolo attentati"

Atm non lo aveva assunto perché extracomunitario, nonostante il regolare permesso di soggiorno. Oggi l’udienza presso il Tribunale del Lavoro. L’azienda del trasporto pubblico dice la sua: sui mezzi c’è il rischio attentati

Ci sarà quest’oggi, presso il Tribunale del Lavoro, la prima udienza per discutere del ricorso presentato da un marocchino 18enne che qualche tempo fa aveva fatto domanda di lavoro presso l’azienda di trasporto pubblico locale, che l’aveva prontamente respinta.

Il motivo? Un decreto regio del 1931 limita le assunzioni per Atm a chi ha la cittadinanza italiana o quella di uno degli altri paesi dell’Europa: Mohammed, questo il nome del giovane, ha un permesso regolare di soggiorno, ma non è a tutti gli effetti italiano.

Lo stesso amministratore delegato di Atm, Elio Catania, aveva avanzato qualche tempo fa l’ipotesi di modifica di questa norma, vecchia di 70 anni e che per di più non giova all’operatività e al miglioramento del servizio pubblico.

Gli avvocati della società presenteranno oggi una memoria che argomenta che il lavoro per il trasporto pubblico urbano comporta aspetti importanti legati alla sicurezza pubblica: in due parole, possibili attentati. Secondo Atm quindi “è comprensibile che il legislatore ha ritenuto di limitare l’accesso al settore con dei requisiti” riferendosi al famoso decreto regio. La compagnia chiede il ritiro della accuse.

Dal canto suo il giovane marocchino chiede al Tribunale del lavoro che venga ravvisata una possibile discriminazione nel comportamento di Atm e che venga ordinato alla società di esaminare tutte le domande di assunzione presentate da immigrati regolari.

Atm, al di la del procedimento, ha tenuto a precisare che la sua posizione rimane quella espressa qualche tempo fa da Elio Catania: possibilità di una revisione costruttiva del decreto che possa aprire il mercato del lavoro anche a soggetti extracomunitari. "Con il memoriale" sottolineano dalla società, "si ribadisce il totale rispetto delle leggi vigenti. Il ricorso è una strumentalizzazione mediatica che porta ad una distorsione della realtà".
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