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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Attivista Lgbt aggredito dal branco a Milano, cinque contro uno: "Piangi, frocio di mer..."

L'aggressione a Milano durante il weekend. La denuncia di "Rete della conoscenza"

Lo avrebbero seguito dopo averlo riconosciuto. Gli avrebbero premuto la testa contro il muro e lo avrebbero colpito con alcuni schiaffi al volto. Quindi lo avrebbero insultato e poi, fortunatamente, sarebbero andati via. Episodio di intolleranza e omofobia a Milano, dove un ragazzo - un noto attivista per i diritti Lgbt - è finito nel mirino del branco durante l'ultimo weekend, quando cinque uomini lo avrebbero accerchiato, minacciato e aggredito. 

A denunciarlo, con un lungo post sulla propria pagina Facebook, è la "Rete della conoscenza Milano", un network che mette insieme diverse esperienze di associazionismo studentesco. 

"Vediamo se piangi, frocio di mer..."

"Un nostro compagno è stato aggredito da un gruppo di fascisti. Lo hanno accerchiato in una strada poco illuminata dopo averlo seguito avendolo riconosciuto al suo passaggio, essendo il compagno da sempre in prima linea nelle battaglie transfemministe della comunità Lgbt+, esponendosi spesso pubblicamente su temi come l’omotransfobia, l’antifascismo, l’educazione sessuale e la mascolinità tossica - raccontano i giovani -. Una volta raggiunto gli hanno schiacciato la faccia contro un muro alternando insulti a schiaffi". 

"Fortunatamente l’episodio è durato poco, visto che il passaggio di altre macchine ha indotto gli aggressori a fuggire", ma - spiegano i ragazzi - soltanto dopo aver detto alla vittima “vediamo se piangi adesso, frocio di mer...”.

"Non solo dobbiamo stringerci in solidarietà come comunità politica e umana intorno ad un nostro compagno, ma è più che mai necessario immaginare e mettere in pratica un modello di abitare la città che impedisca che avvengano episodi come questo. Il nostro compagno sta bene, ma poteva finire molto peggio così come poteva toccare a chi non ha la fortuna di essere spalleggiato da una comunità politica. Non crediamo nei gesti eroici, anzi, davanti a una violenza squadrista, come qualunque altra forma di prevaricazione, nessuno è tenuto a essere forte e non spezzarsi", commentano da "Rete della conoscenza".

"Non è la prima volta che accade"

"Non è la prima volta che un episodio del genere avviene nella Milano aperta e gay friendly, non è la prima volta che chi si espone venga attaccato e chissà perché le aggressioni avvengono lontane dai muri arcobaleno della panchina della fermata della metro di Porta Venezia. Ed ecco che bisognerebbe capire che a nulla serve un quartiere ricco del centro trasformato in vetrina per le nostre identità per poter permettere a qualche sponsor di guadagnarci sopra, se poi nelle periferie o semplicemente a qualche passo dal centro diventa pericoloso camminare da soli di notte", l'attacco degli studenti. 

"I quartieri sono sempre più dormitori senza luci e inanimati di notte, dove la lotta alla socialità a colpi di politiche del decoro ha favorito chi lucra sugli affitti per gli studenti e li ha svuotati dei reali strumenti di sicurezza: la possibilità da parte delle comunità dei quartieri di poter vivere le strade, aprendo a meccanismi inclusivi e di tutela collettiva. Rifiutiamo inoltre ogni tentativo di spacciare una maggiore presenza delle forze dell’ordine per le strade come forma di sicurezza, visto che - evidenziano i giovani - in anni di indulgenza verso i gruppi fascisti da parte dello stato abbiamo assistito alla loro diffusione e non del loro contenimento, per non parlare dell’umiliazione che troppe volte rappresenta dover esporre denuncia per aggressioni omotransfobiche, dove non sempre si viene creduti e il più delle volte bisogna pure sopportare risatine e battute sulla propria sessualità".

"Non faremo un passo indietro"

"Ci teniamo inoltre a respingere preventivamente anche qualunque eventuale strumentalizzazione di questo episodio per spostare il dibattito sulla necessità di una legge contro l’omofobia. Gli aggravanti penali non possono rappresentare uno strumento risolutivo al fenomeno delle aggressioni, in quanto si tratta di un intervento sia repressivo e non rieducativo sia ex post che non risolve il problema a monte - chiariscono i giovani -. L’unico orizzonte possibile è quello di favorire i processi collettivi nei quartieri da un lato e istituire come grimaldello culturale un’educazione sessuale basata su consenso, piacere, diversità e decostruzione dei ruoli di genere tossici a cui veniamo educati".

"Dal nostro canto possiamo dire con serenità che non faremo mezzo passo indietro, continueremo a fare le nostre assemblee sulla sessualità nelle scuole, continueremo a portare avanti le nostre vertenze per aprire centri antiviolenza e antidiscriminazione nei luoghi della formazione, continueremo a lavorare per trasformare scuole e università e continueremo a scendere nelle piazze. Non sarà questo episodio a reprimere la nostra irriverenza e la nostra voglia di sfidare ogni tabù. Fuori i fascisti da ogni quartiere - concludono da 'Rete della conoscenza' -. Non un passo indietro, meno fasci, più froci".

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