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Cronaca Monforte / Piazza Risorgimento

"Papà è un ricco industriale e mi dà i soldi": indagata la figlia del capo di 'banca camorra'

La donna, Sonia G., è accusata di autoriciclaggio aggravato dalla transnazionalità, reato condiviso con il padre, Vincenzo G.

"Mio padre è un ricco industriale italiano che si è trasferito in Brasile, apro questo conto corrente per conservare i suoi regali". Avrebbe giustificato così l'apertura del proprio conto corrente, in uno dei documenti che la banca svizzera le aveva dato da compilare.

"Banca" della camorra a Milano: le intercettazioni

Lei è Sonia G., figlia di Vincenzo G., il pregiudicato arrestato a novembre dagli agenti della Squadra mobile di Milano con l'accusa di autoriciclaggio e di esercizio abusivo del credito aggravato dai metodi mafiosi (guarda le aggressioni: video uno; video due), insieme ad un complice, Alberto F. ed altri soggetti accusati di riciclaggio.

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Mercoledì mattina i poliziotti hanno notificato alla donna, su ordine della Direzione distrettuale antimafia milanese, nell'ambito dell'inchiesta "Risorgimento" sulla cosiddetta "banca della camorra", le accuse di autoriciclaggio aggravato dalla transnazionalità, reato condiviso con il padre.

La donna, una quarantunenne disoccupata, era l'intestataria del conto corrente - chiamato 'Ostrica' - dal 2004. Secondo le ipotesi degli investigatori sul conto sarebbero transitati circa un milione di euro frutto di attività illecite. Nel mese di ottobre 2015, dopo un tentativo fallito di spostare una grossa somma di denaro in Lussemburgo, i soldi erano finiti in un conto Bulgaro. Ci sarebbero prove della presenza della donna a Bucarest per seguire le procedure.

La banca della "camorra" era in grado di muovere una quantità enorme di denaro: basti pensare che nell'abitazione di Vincenzo G., in zona piazza Risorgimento, era stato trovato un milione e mezzo di euro in contanti nascosto dietro il contattore elettrico. A disposizioni delle autorità anche molti diamanti, orologi di lusso e un lingotto d'oro. E ad altri due arrestati, i fratelli Filippo M. e Matteo M., sono stati sequestrati oltre tre milioni di euro in vari conti in Svizzera.

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