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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Disabili e ipovedenti, se camminare a Milano diventa un supplizio

Macchine parcheggiate sui marciapiedi, ostacoli "legali", "buchi" tra le carrozze del metrò: questa è (gran parte di) Milano per chi non vede. Le impietose immagini e l'intervista a MilanoToday a Rodolfo Masto, commissario straordinario dell'Istituto dei ciechi

Girare per Milano, fare una semplice passeggiata o prendere la metropolitana per andare in centro, a volte può essere molto complicato: questo ciò che vivono persone cieche od ipovedenti.

Milano, come molte città italiane, è una città antica in cui spesso è difficile fare degli interventi strutturali volti a facilitare tutti coloro affetti da disabilità. I marciapiedi quindi sono stretti, ci sono scalinate, le piazze non sono attrezzate con percorsi tattili che indicano le direzioni. 

Barriere e parcheggi selvaggi © Brambilla/MilanoToday

Però, prima ancora delle barriere fisiche ed architettoniche, la quotidianità di un cieco o di una persona ipovedente, si scontra contro l’ignoranza, la non curanza, la non conoscenza ed i pregiudizi di cittadini ed istituzioni.

«Molti parcheggiano abusivamente sulle aree riservate ai pedoni, i ciclisti legano le biciclette in prossimità di pali e paletti in mezzo ai marciapiedi: spesso sono le azioni delle persone che rendono difficile la nostra quotidianità - spiega Franco Lisi, responsabile del servizio informatico dell’istituto dei ciechi di Milano -. Bisognerebbe a riguardo fare un’azione di sensibilizzazione forte rivolta a tutta la cittadinanza. Se si fa sapere alla gente chi sono i disabili e che necessità hanno si fanno molti passi in avanti». 

«Due anni fa ad esempio un giovane cieco è caduto in tombino lasciato aperto accidentalmente da alcuni operai al lavoro: parte dei problemi di chi non vede sono dovuti alla disattenzione degli altri», esemplifica Rodolfo Masto, commissario straordinario dell’Istituto dei ciechi. 

Una grossa difficoltà che incontrano persone cieche ed ipovedenti rimane quella della mobilità. Alcune linee della metropolitana si biforcano e spesso non viene annunciata la direzione, sui tram le singole fermate non vengono comunicate, alle fermate in cui passano più di un tram non c’è un sistema sonoro di avviso.

«Nelle metropolitane vecchie gli spazi tra un vagone e l’atro sono larghi e senza barriere - continua Lisi -, alcuni miei conoscenti sono morti perché sono caduti di sotto».  

Oggi molti vagoni sono stati avvicinati, ma il problema della mobilità è lungi dall’essere risolto. Molte persone affette da disabilità lamentano una mancata assistenza da parte di chi guida i mezzi pubblici. Insomma difficoltà di ogni genere, che compromettono fortemente la qualità della vita. Le spese che richiederebbero tutti gli interventi volti a far diventare Milano una città a misura di tutti, come può essere per esempio Dusseldorf o oltre città ricostruite in tempi recenti, sono ingenti e con la crisi economica in corso sono impossibili da sostenere.

«Quando un nuovo quartiere viene realizzato o un nuovo palazzo già in fase progettuale bisogna tenere conto delle esigenze di tutti - spiega Masto -. Dove si può si intervenga, si aggiusti, ma soprattutto si guardi al futuro, a una nuova cultura del progettare». 

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