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Cronaca

Terrorista ucciso a Sesto San Giovanni, nessuno ha reclamato la salma di Anis Amri

Le parole della madre: "Io l'ho rinnegato e così tutta la famiglia". Proseguono le indagini

Nessuno ha ancora chiesto di poter avere la salma di Anis Amri, il tunisino ritenuto responsabile dell’attentato di Berlino e morto il 23 dicembre scorso dopo uno scontro a fuoco con la polizia fuori dalla stazione di Sesto San Giovanni. 

A quasi due settimane dalla morte del ventiquattrenne, infatti, nessuno ha avviato le procedure per reclamare il cadavere del giovane che il 19 dicembre, stando alle indagini, avrebbe sequestrato un camion polacco e, dopo aver ucciso l’autista, si sarebbe schiantato contro i mercatini di Natale nel quartiere Charlottenburg uccidendo dodici persone. 

“Io l’ho rinnegato e così tutta la famiglia”, aveva detto la madre di Amri, intervistata il giorno dopo la sua uccisione. Ma la stessa donna aveva comunque tentato un’ultima, disperata, difesa: “Ma sono sicura che non lo ha fatto di sua volontà. Era giovane - aveva sottolineato -, qualcuno lo ha spinto a compiere questa strage. Non so come hanno fatto ad indottrinarlo”.

Al momento, quindi, la salma è ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria di Monza per gli accertamenti. Da quanto si è saputo, la Procura, guidata dal procuratore Luisa Zanetti, dopo aver disposto l’autopsia - che ha confermato che Amri è stato colpito da due proiettili, uno alla testa e uno al torace -, è in attesa degli esiti degli esami tossicologici per chiarire se il terrorista abbia o meno fatto uso di droghe. 

Di pari passo, in attesa dei risultati, vanno avanti anche le indagini sui soldi - oltre mille euro, in banconote di piccolo taglio - che Amri aveva in tasca al momento dell’uccisione. Lo scopo è capire se sia stato lui stesso a prelevarli - e dove -, o se qualcuno lo abbia fatto per lui, cercando di favorire la sua fuga dopo la strage di Berlino.  

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