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Cronaca

Caporalato, partono le denunce “cinesi”: sedute a cucire 18 ore al giorno

Alla fine tre donne hanno trovato il coraggio di denunciare i padroni connazionali. Un evento più unico che raro. De Corato: "E' un passo avanti verso l'erosione del muro di omertà"

Sedute a cucire pantaloni dalle 9 di mattina all'una di notte. A volte anche fino alle 3. Lo hanno raccontato in un esposto tre donne cinesi finite nelle maglie del caporalato alle porte di Milano. Una vita "inaccettabile" alla quale hanno trovato il coraggio di dire "basta" e il loro appello è arrivato sul tavolo della Procura. Le prime tre denunce sono già partite.

"Ci davano 3 euro a vestito cucito, con pause di 10 minuti ogni pasto e guadagnavamo 800 euro al mese", ha raccontato una donna. Un'altra ha riferito di aver trovato quel lavoro su un giornale di annunci, nel 2006, appena arrivata in Italia da clandestina e da lì non si è mossa che qualche settimana fa.

"Dormivamo nel laboratorio e avevamo solo due giorni liberi al mese. Il proprietario (uno dei denunciati, ndr) si vedeva solo a cena e la moglie portava dentro la merce da cucire", continua. Per il vicesindaco De Corato, la denuncia delle tre cittadine cinesi sfruttate da padroni senza scrupoli è "un primo passo verso l'erosione del muro di omertà".

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