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Cronaca Cimiano / Via Padova

Case popolari: la Lega vuole 10 anni di residenza (o lavoro) in Lombardia

L'attuale norma parla di cinque anni di residenza o attività lavorativa. Una "stretta" contro gli stranieri

Cinque anni di residenza in Lombardia non bastano più: la Lega Nord ora ne vuole dieci. Si parla dell'assegnazione delle case popolari. La regione vuole mettere mano alla legge e una delle novità sarà proprio questa, a meno di (improbabili) ripensamenti. La "rivoluzione" è stata illustrata dal capogruppo regionale del Carroccio, Massimiliano Romeo, e viene festeggiata dagli esponenti del partito.

"Si tratta della condizione fondamentale per evitare che la maggior parte degli appartamenti siano beffardamente appannaggio di stranieri", scrive in una nota Luca Lepore, consigliere comunale a Palazzo Marino. Secondo i dati forniti dall'esponente leghista, tra i primi 200 nominativi nella graduatoria del primo semestre 2015 ci sono 115 persone di origine straniera.

"Dobbiamo tutelare prima i cittadini italiani e poi gli altri, e questo non per motivazioni razzistiche o xenofobiche, ma per una semplice questione di opportunità, diritto e giustizia. E poi gli alloggi popolari sono realizzati attraverso le tasse dei cittadini italiani", conclude Lepore. Italiani, già. Un "lapsus", forse, visto che la richiesta è la residenza in Lombardia (e non in Italia) da almeno dieci anni.

Attenzione, però. La normativa attuale prevede cinque anni di "residenza o attività lavorativa esclusiva o principale". E' probabile che la formula completa sia lasciata invariata, cambiando soltanto il tempo. Il provvedimento escluderà quindi qualche straniero e qualche italiano in più, ma non "colpirà" la generalità degli immigrati come potrebbe essere lasciato intendere dal facile slogan "dieci anni di residenza". 

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