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Cronaca

«Ho chiesto ai manifestanti: cos'è piazza Fontana? Risposta: "Boh"»

Piccola "inchiesta" in mezzo ai ragazzi che mercoledì mattina hanno sfilato in centro "per piazza Fontana": su venti persone, nessun ha saputo dire quando accadde la strage, in quanti morirono, e le indagini successive. "La fiera dell'ipocrisia"

12 dicembre 1969: strage di piazza Fontana. 3 anni e 17 giorni dopo sono nato io. Confesso che non ho ricordi degli anniversari di questo tragico evento fino ai tempi delle scuole superiori, quindi quasi 18 anni dopo. Devo anche  ammettere che non so a quante manifestazioni abbia partecipato: non sono mai stato un “secchione”, ma le manifestazioni di per sé non mi hanno mai detto molto.

Quella di piazza Fontana era, e da quanto leggo è, una sorta di tappa obbligata: il 12 dicembre si fa manifestazione. Ma perché? Stamattina, dopo tanti anni, ho finalmente partecipato anche io: mi si riconosceva, ero quello senza zaino e probabilmente sembravo  il professore in gita con i suoi studenti.

E mi confesso una seconda volta: non ho manifestato per ricordare quanto accaduto, ma per capire quanto sapessero i ragazzi presenti. Il risultato è deprimente: alla domanda del perché di questa manifestazione, tutti, nessuno escluso, hanno risposto correttamente, ma solo 1 su venti sapeva quando era accaduto il fatto, nessuno si ricordava dove e nessuno ha saputo dirmi quanti morti ci sono stati.

Milano "antifascista", corteo © Css via Twitter

Non mi sono avventurato nel chiedere se i colpevoli sono stati presi… Manifestare è lecito, sacrosanto: sapere perché lo si fa è da persone intelligenti, che vogliono esprimere il loro dissenso verso qualcosa o qualcuno perché hanno maturato una opinione.

Giusta o sbagliata che sia deve, lo ripeto, deve essere rispettata. Magari non condivisa, ma rispettata sempre. Ma utilizzare la manifestazione come scusa per non fare lezione, non solo è banale, ma anche controproducente, visto il freddo che fa.

Tanto varrebbe rimanersene a casa.  Se poi la scusa della manifestazione è l’occasione per imbrattare vetrine, muri e palazzi (oggi non ho visto nulla di tutto ciò, ma basta tornare indietro di qualche giorno per scoprire enormi disastri) non solo è da incivili, ma da ignoranti. Una ignoranza che vanifica lo sforzo di quei (pochi, purtroppo) che vogliono far sentire la loro voce, risultato di un pensiero personale.

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