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Cronaca

Gli 80 anni di Berlusconi: “Mai sbagliato un colpo, il mio compleanno lo festeggio così"

L'ex presidente del Milan si racconta a "Chi" per i suoi ottanta anni. Ecco l'intervista

La politica, la famiglia, il calcio, un partito creato dal nulla e portato al governo. E, poi, quei nipoti a cui ha tanto da raccontare. Perché in ottanta anni, Silvio Berlusconi, ha scritto parte della storia di Milano, del Milan e dell’Italia. Ora, però, è arrivato il momento di fare i conti con l’età - il 29 settembre l’ex Cavaliere spegnerà ottanta candeline - e lui non ha paura di farli, come confidato in una lunga intervista al settimanale “Chi”. 

"Nella mia vita non ho mai pensato all'età. Al contrario, ho sempre vissuto come se avessi quarant'anni, perché così mi sentivo: pieno di curiosità, di voglia di fare. Poi, improvvisa, è arrivata la malattia. E con l'operazione che ho subito è arrivata forte la consapevolezza che sono un uomo di ottant'anni”, è la confidenza di Berlusconi al direttore di “Chi”, Alfonso Signorini.

"Sto guardando in modo ancora incerto a quello che può essere il mio futuro - le parole di un Berlucsconi quanto mai ‘maturo’ -. La cosa che ho realizzato, forse la più importante, è che passerò più tempo con i miei figli e i miei nipoti. Dedicherò più tempo alle persone a cui voglio bene. Come ho fatto questa estate. Ed è giusto così: cinque figli e dieci nipoti fanno un patriarca. E io questo mi sento".

Un patriarca che, per il suo compleanno, non chiede feste - “Farò una cena con i miei figli” - né regali, “fate beneficenza”. Ma, soprattutto, un “patriarca” che non rinnega nulla della sua vita politica. 

"La politica non mi ha mai appassionato - l’ammissione di Berlusconi -. Mi ha fatto solo spendere un sacco di tempo e di energie. Se sono sceso in campo è solo per impedire l’ascesa dei comunisti al potere, visto che Tangentopoli aveva praticamente cancellato la storia e i protagonisti di tutti e cinque i partiti democratici che ci avevano governato per cinquant’anni. So solo che tanto in politica estera quanto in politica interna non ho mai sbagliato un colpo. E non sono caduto per colpa mia".

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Un Berlusconi sicuro, fiero come sempre, ma anche commosso, quando parla della sua famiglia. "Mamma e papà mi sono sempre stati vicino e mi hanno sempre sostenuto, anche quando non erano d'accordo su certe mie scelte che giudicavano troppo ardite. Il giorno più felice e quello più triste della mia vita sono legati in modo forte e indissolubile a loro". La gioia più grande, per il leader di Forza Italia, fu il ritorno a casa di suo padre, antifascista rifugiato in Svizzera. Il dolore, invece, è indissolubilmente legato alla morte di mamma Rosa. "Perderla è stata una sofferenza forte, profonda - il ricordo di Berlusconi -. Il nostro rapporto era speciale: ci sentivamo al telefono almeno due volte al giorno e ogni volta lei mi diceva quanti rosari aveva sgranato per me".

Quindi, l’amore. Quello per le sue donne: Carla Dall’Oglio, Varonica Lario e Francesca Pascalae, “non c’è nessuna crisi tra noi”. Quello per i suoi figli. E quello per il suo Milan, che per trenta lunghi anni è stato un affare di famiglia prima della cessione alla cordata di imprenditori cinesi.  

"Ho un rimpianto, quello di non aver potuto lavorare sul Milan come avrei voluto. Se negli ultimi anni il Milan non è stato come prima è solo perché non ho avuto più tempo per occuparmene personalmente. Per anni ho lavorato almeno tre pomeriggi alla settimana con i miei avvocati per preparare le 3600 udienze dei 73 processi politici che ho dovuto subire. Sono comunque - ha rivendicato con orgoglio - il Presidente di club che ha vinto di più nella storia del calcio".


 

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