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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Città Studi / Viale Romagna

Coppia acido: Boettcher chiede affidamento del figlio

Alla conclusione del processo di riconoscimento del piccolo Achille, il padre entra formalmente nel procedimento di affido

Alexander Boettcher ha chiesto formalmente l'affidamento del figlio Achille, partorito a metà agosto dalla compagna Martina Levato. Lo hanno fatto sapere le sue legali, Valeria Barbanti e Alessandra Silvestri. Si è appena conclusa la procedura di riconoscimento del figlio da parte di Boettcher, che ora è entrato nel procedimento di richiesta di affidamento insieme alla madre, Patrizia Ravasi. Boettcher ha inoltre manifestato l'intenzione di vedere il piccolo Achille, che ha - come tutore - il comune di Milano nella persona del sindaco Giuliano Pisapia.

Achille è stato partorito alla Mangiagalli il 14 agosto da Martina Levato, che sconta insieme ad Alexander Boettcher una condanna in primo grado, con rito abbreviato e dunque sconto di pena, a 14 anni di carcere (oltre a 3 anni di libertà vigilata a fine pena), per avere aggredito e sfigurato con l'acido il 22enne Pietro Barbini, che finora ha dovuto subire 20 operazioni e - per 18 ore al giorno - deve portare una maschera. "Reo", Pietro Barbini, soltanto di avere avuto una breve relazione, in passato, con la Levato, che ha motivato l'aggressione con l'esigenza di "purificarsi" proprio dal suo passato visto che stava aspettando un figlio.

Infatti la Levato e Boettcher saranno nuovamente imputati, a settembre, per avere aggredito altre tre persone: due con l'acido e una con un tentativo di evirazione. 

Il pm minorile Annamaria Fiorillo, dopo il parto, aveva disposto l'allontanamento immediato del figlio e il tribunale dei minorenni, in attesa di concludere il procedimento di adottabilità, ha disposto che la Levato possa vedere il figlio una volta al giorno in seduta protetta. 

Durante il processo per l'aggressione a Barbini, l'avvocato difensore della Levato (Daniele Barelli) si è visto respingere di fatto la richiesta di valutare la capacità d'intendere e di volere dell'imputata. I giudici hanno accolto l'aggravante della premeditazione e quella dei motivi abietti ma hanno escluso quella della crudeltà.

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