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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Market della droga e Daspo urbano, il questore "polemizza" con Palazzo Marino

Da Cardona una richiesta esplicita al Comune di Milano per cambiare il regolamento di polizia urbana, passaggio quasi indispensabile per avviare i Daspo urbani

Non è esattamente una polemica, nemmeno una frecciata. Soltanto una indicazione, pur inattesa, da parte del questore di Milano Marcello Cardona all'indirizzo di quei Comuni - Milano in testa - che non hanno aggiornato il regolamento di polizia urbana con l'indicazione dei quartieri specifici nei quali si può applicare il cosiddetto "Daspo urbano" previsto dal decreto del ministro dell'interno Marco Minniti.

"Se i Comuni inserissero le zone in cui applicare i Daspo nei loro regolamenti di polizia urbana, sarebbe più semplice attuarli", ha affermato Cardona presentando il bilancio dell'attività della questura di Milano nel 2017. E subito dopo ha aggiunto: "Se per esempio la zona di Rogoredo fosse inserita nel regolamento di polizia urbana, noi potremmo applicare il Daspo per chi spaccia al boschetto". Una chiara "punzecchiatura" a Palazzo Marino.

Di fatto, l'unico Daspo urbano autorizzato da via Fatebenefratelli nel corso dell'anno si è verificato a Legnano, città in cui il regolamento di polizia urbana è stato effettivamente modificato. Il Daspo è stato firmato da Cardona il 31 luglio nei confronti di un giovane nigeriano accusato di molestare ripetutamente i passanti in un parcheggio molto frequentato. 

Lo stesso questore, in quell'occasione, ha però "frenato" l'entusiasmo di alcuni sindaci (primi fra tutti i neoeletti di Legnano, Giambattista Fratus della Lega Nord, e di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano di Forza Italia) nel richiedere alla questura il provvedimento di Daspo urbano. All'inizio di agosto si contavano 34 richieste da Sesto e 10 da Legnano. Troppe. "La condotta - le parole di Cardona - deve incutere timore nella percezione di sicurezza della gente, non si può pensare di proporre l'allontanamento a gente che siede sulle panchine, a chi è povero o chiede l'elemosina senza dare fastidio a nessuno".

Insomma: il Daspo urbano è un provvedimento sì previsto dalla legge, ma assolutamente eccezionale e deve rispondere a criteri molto precisi, fondamentale la "pericolosità sociale" del destinatario, senza la quale la richiesta del sindaco non può andare a buon fine. Il Comune di Milano, dal suo canto, nel 2017 ha chiesto provvedimenti di Daspo urbano nei riguardi di alcuni writers, sorpresi a imbrattare nella stazione di Lotto della M1. Palazzo Marino ha potuto firmare il loro allontanamento per 48 ore dal metrò meneghino, ma niente Daspo urbano in senso stretto per loro.

Ora lo "stimolo" di Cardona in conferenza stampa. Perché evidentemente, nonostante i 27 servizi di controllo del territorio del commissariato Mecenate al boschetto di Rogoredo (con più di mille persone controllate, dodici arresti e diciannove indagati in un anno), lo spaccio low cost resta molto radicato, sia tra gli alberi sia verso la ferrovia. E occorre trovare un sistema per smantellare il supermercato di droga a cielo aperto che ormai da anni attanaglia la zona.

E via Fatebenefratelli accarezza la possibilità dei Daspo urbani. Che però, per rispondere ai rigidi criteri evocati dallo stesso Cardona in estate, avrebbero bisogno di essere "legittimati" con una indicazione chiara nel regolamento di polizia urbana: in quelle zone si rischia anche il Daspo, più che in altre. Nonostante un reato resti comunque tale. L'assist è stato lanciato, ora la palla passa a Palazzo Marino.

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