rotate-mobile
Cronaca Porta Venezia / Viale Abruzzi

Gioco d'azzardo, il lavoro che non ha mai crisi

In 10 anni, a Milano, le sale slot sono aumentate di quasi il 100%. E con un "buco" nella legge, per aprirne una basta essere incensurati. 2.000 euro sottratti all'economia reale per ogni milanese

In viale Gran Sasso, poco dopo l’ex cinema Splendor, si trova una sala da gioco, qualche centinaio di metri più avanti, in via Stradivari se ne vede un’altra e se si gira a sinistra in viale Abruzzi, superato l’incrocio con via Donatello si scorge ancora una sala da gioco.

Percorrendo a piedi un solo isolato sono ben tre le sale da gioco presenti. Questo è uno scenario sempre più tipico oggigiorno a Milano. Sono moltissime infatti le sale da gioco che hanno aperto negli ultimi mesi.

Questa tendenza è confermata dai dati della Camera di Commercio di Milano: in 10 anni, dal 2002 al 2012, le sedi che hanno aperto a Milano e città sono aumentate del 76,7%. Occorre precisare che queste cifre si riferiscono sia alle sale da gioco che le attività riguardanti le lotterie e le scommesse.

Le sale da gioco presenti sul territorio milanese e autorizzate dalla questura sono “solo” 120. L’apertura di queste sale è regolata dal Tulps, il Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, in particolare dall’articolo 11 il quale prevede che “le autorizzazioni di polizia debbono essere negate a chi ha riportato una condanna a pena restrittiva della libertà personale superiore a tre anni per delitto non colposo e non ha ottenuto la riabilitazione, a chi è sottoposto all'ammonizione o a misura di sicurezza personale o è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza”.

Insomma, tradotto dal burocratese significa che chiunque non abbia commesso reati penali può aprire una sala da gioco d’azzardo. Il giro di denaro che circola in questi ambienti ha numeri esorbitanti.

Si calcola infatti che nel solo anno 2011 in tutto il territorio nazionale sono state fatte giocate per un totale di 79 miliardi, un fatturato pari alla terza industria nazionale. In pratica ogni giocatore sottrae circa 2.000 euro all’anno all’economia reale fatta di beni e servizi.

«Solo viale Abruzzi in un anno ha visto aprire tre nuove sale giochi, di cui due vicinissime. Sicuramente è uno spaccato condiviso ormai da più quartiere della nostra città. Un fenomeno, che purtroppo non può essere contrastato o contenuto», spiega Fabiola Minoletti presidentessa del comitato Abruzzi – Piccinni, in rappresentanza degli abitanti della zona. I cittadini sono preoccupati di questo fenomeno e di tutto ciò che ne consegue perché è difficile da contrastare, nonostante le ordinanze che il comune ha cercato di imporre.

«L’apertura di queste sale da gioco inquieta profondamente noi cittadini per tutto ciò che ruota intorno ad esso come la criminalità organizzata, la facilità di rendere le persone vittime di un gioco compulsivo e patologico e il cattivo modello per gli adolescenti, proprio in un momento sociale già difficile e fragile – continua Minoletti -. Dopo una esplosione di centri massaggi ambigui, ecco un nuova fioritura di attività che comunque con tutti i dubbi e le domande inquietanti che suscitano, feriscono l'immagine dei nostri quartieri e quindi della nostra città. Occorre una presa di posizione e una normativa a livello nazionale per contenere questo fenomeno».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gioco d'azzardo, il lavoro che non ha mai crisi

MilanoToday è in caricamento